Stavolta De Luca deve accontentarsi solo di una vittoria contenuta nella sua Salerno: non gli riesce la prova di forza su scala regionale e, a sorpresa, anche in Campania vince...
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E a pesare, sul match di questo congresso, è stato sicuramente il voto popolare più che quello d'apparato. «Un grande voto militante e d'opinione sottolineano la voglia di voltare pagina e la speranza di aprirsi al futuro», sottolinea Marco Sarracino, coordinatore per il Sud della mozione Zingaretti.
A far volare il governatore del Lazio è il voto di Napoli città (il 60 per cento mentre il provincia si scende al 52,2), nel Sannio (dove c'è un testa a testa sino alla fine con Martina) ed a Caserta (60 per cento dei voti). Il segretario nazionale uscente vince invece a Salerno città anche se non c'è il voto bulgaro degli anni passati: appena il 60 per cento nella roccaforte deluchiana dove le mozioni care all'ex sindaco volavano all'80 e passa e passa per cento. Poco male: De Luca incassa la vittoria del sindaco di Poggiomarino Leo Annunziata che diventa il prossimo segretario regionale e in questo modo viene assicurata la trazione a doppia cinghia tra palazzo Santa Lucia e partito campano.
Cambia ora il risiko del congresso nazionale e De Luca (che ha disertato il seggio) si ritrova per la prima volta nell'opposizione del partito senza avere un filo diretto con il segretario nazionale. Come era stato invece con Bersani e Renzi, solo per citare l'ultimo decennio di vita Pd. De Luca e Zingaretti negli ultimi giorni si sono sentiti ma solo per questioni inerenti il commissariamento della Sanità nel Lazio e in Campania.
Divisi e lontani sulle mozioni congressuali e, anzi, non è mai passato inosservato come tra i più accesi sostenitori prima di Minniti (e quindi sempre contro Zingaretti) e poi di Martina, ci sia sempre Piero De Luca, il deputato figlio del governatore. E' sempre stata chiara, quindi, la prova di forza che doveva costringere il nuovo segretario a non agguantare la maggioranza proprio contando sul voto di Martina in Campania.
E invece la manovra va a vuoto ed ecco una prima e pericolosissima crepa per il consenso di De Luca che vede sfiorire il suo peso specifico sul congresso nazionale. Poco per insinuare che la sua ricandidatura a palazzo Santa Lucia possa essere messa in discussione ma abbastanza per dover ora cercare di intessere assolutamente un rapporto con il nuovo segretario. E sarà un lavoro lungo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino