Una giornata blindata per Antonio Bassolino. La prima sconfitta elettorale della sua lunga carriera politica, l'ex-sindaco ha scelto di smaltirla tra casa e Fondazione Sudd,...
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Con i collaboratori si è sfogato. «Vada avanti la Valente, vada» ha commentato. «Chi vince ha il compito di portare di nuovo il partito a Palazzo San Giacomo. Io ho fatto la mia parte. Senza di me il Pd starebbe ancora a perdere tempo, ad arrovellarsi nella ricerca sterile di un candidato interno o esterno». Con la sua ex-pupilla, che, fino a quando non è scesa in campo a contrastargli il successo, aveva una stanza accanto a lui alla Fondazione, ha scambiato qualche sms e nient'altro. Ma darà una mano alla vincitrice, com'è nelle regole delle primarie? «Se mi verrà chiesta la darò, ma in cinque anni nessuno mi ha chiesto di dare una mano». E il vecchio leone ha fatto da solo. Casa per casa, post dopo post, per giocarsi la propria battaglia. Lui e l'iPad, come ha ripetuto senza sosta, durante la scalata cominciata il 21 novembre. «Ora andassero avanti loro, ma temo che andranno a sbattere contro un muro». È uno sfogo forte, scava nel fondo di una sconfitta che ha provocato una ferita che solo il tempo potrà sanare. È finita pari, lui ha cercato e ha trovato voti senza l'appoggio dell'apparato, anzi con l'apparato schierato quasi compattamente contro di lui. E lui a guadagnarsi sul terreno il voto d'opinione, che non sarà stato tutto dalla sua parte, ma che ha composto gran parte dei suoi consensi. «Quelli che ho portato alle primarie hanno votato me, la mia sfida, il mio nome, il mio progetto. Ho raccolto voti di gente che si era disamorata della politica, di giovani che si avvicinavano per la prima volta alla politica. E tutta questa gente, statene certi, non voterà la Valente, perché sono un altro mondo rispetto a lei». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino