Giudici in quarantena, rinviato il processo Salvini contro i 99 Posse

Rinviato il processo Salvini contro i 99 Posse

Giudici in quarantena, rinviato il processo Salvini contro i 99 Posse
Salta il processo a carico dei quattro componenti del gruppo 99 Posse, per le presunte offese condite da toni minacciosi nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Matteo...

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Salta il processo a carico dei quattro componenti del gruppo 99 Posse, per le presunte offese condite da toni minacciosi nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Tribunale di Napoli, non è l'unico processo al palo. Aule vuote, ore 11, salta anche il dibattimento a carico di un gruppo di presunti falsi invalidi, dinanzi alla prima penale, nello stesso giorno in cui sono decine le istruttorie che si arrestano di fronte alla più chiara ed inoppugnabile delle esigenze sanitarie in epoca di pandemia: obbligo di quarantena anti covid.

LA CATENA DI CONTAGI
Sono gli effetti dell'embargo sanitario (14 giorni) imposto a otto presidenti di sezione nel settore penale, tutti protagonisti di una riunione di lavoro nella stessa sala del presidente del Tribunale Elisabetta Garzo. Ma facciamo un passo indietro, per raccontare cosa sta accedendo in queste ore nel palazzo di giustizia di Napoli: è venerdì scorso, quando si scopre che il presidente Garzo è risultata positiva al covid, dando inizio alla catena di segnalazioni per magistrati ed impiegati che sono entrati in contatto con lei. Fortunatamente, il magistrato è asintomatica e anche ieri mattina ha trascorso la sua giornata di malattia alle prese con turni e organizzazione, lavorando da remoto. Una condizione che ha comunque reso necessaria la riorganizzazione delle udienze, con lo stop di ben otto presidenti di sezione, per un doveroso isolamento fiduciario. Stallo di 14 giorni, che spinge gli altri presidenti ad assorbire i ruoli rimasti per il momento acefali, dando vita alla girandola di rinviii di ieri mattina. «I contagi in tribunale - spiega Marcello De Chiara, presidente della Giunta campana dell'Anm - producono gravi ed inevitabili ripercussioni sullo svolgimento dei dibattimenti. Basta infatti un momentaneo impedimento di uno dei componenti di un collegio giudicante perché l'istruttoria non possa proseguire. I rinvii dei processi sono solo la conferma della già denunciata sottovalutazione di un rischio di paralisi dell'attività giudiziaria nel caso non venissero adottate in fretta efficaci misure di contrasto».


Decine, quindi, i processi saltati, tra cui quello che vede parte offesa lo stesso Matteo Salvini. È il caso nato dalla denuncia dell'ex ministro dell'Interno contro i 99 Posse, che ieri mattina attendevano la lettura della sentenza. Difesi dal penalista Rosario Marsico, i quattro componenti della band hanno semplicemente aggiornato la propria agenda: si va al 17 maggio, ore 12 (sempre dinanzi alla sesta, monocratico Palumbo), quando toccherà al pubblico ministero tirare le somme sull'accusa di diffamazione (in relazione all'espressione offensiva usata in un video condiviso dagli altri appartenenti al gruppo). Ma Salvini a parte, il saldo di udienze saltate è decisamente negativo.


IL FOCUS


Spiega il presidente Garzo al Mattino: «Sono al lavoro da casa, fortunatamente sono asintomatica e sto seguendo da remoto tutti gli aspetti di questa nuova stagione che ci troviamo ad affrontare. Stiamo facendo rispettare il protocollo, che impone la tutela delle esigenze sanitarie, sono sicura che riusciremo a far fronte a questa emergenza: ora valuteremo la possibilità di recuperare eventuali processi, specie quelli più delicati che hanno termini e scadenze più immediate. Poi proveremo a recuperare il gap di questi giorni». Ma sono in tanti a preoccuparsi della situazione che si è venuta a creare e che rischia di dare inizio a una nuova girandola di contagi. Nessuna volontà di aggirare il piano nazionale vaccinale, ma c'è chi pone problemi e riflessioni su una realtà lavorativa che è sempre più a rischio. Lo ha chiarito al presidente del consiglio dell'ordine degli avvocati Antonio Tafuri, che al Mattino spiega: «Nessuna corsia preferenziale, nessun privilegio di casta, ma quando il piano vaccinale aprirà alle categorie, non si potrà non tenere in considerazione la nostra realtà lavorativa». Così il magistrato Sergio Gallo, vertice napoletano di Mi: «Purtroppo il rischio è divenuto realtà: noi sin dall'inizio abbiamo denunciato la pericolosità di luoghi come il Nuovo Palazzo di Giustizia di Napoli e ci siamo battuti perché anche il personale tutto, ivi compresi gli avvocati, potessero essere ricompresi nei servizi essenziali per un veloce piano di vaccinazioni. L'abbiamo fatto perché spinti non da un bieco corporativismo ma solo perché il timore di una paralisi della giurisdizione». E il presidente della camera penale Marco Campora, dopo aver bocciato la richiesta dell'Anm di vaccinare i magistrati, chiarisce: «Siamo in contatto con i capi degli uffici, perché si abbattano file al tiap e nelle cancellerie». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino