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Domani sarà uno dei più giovani protagonisti del primo giorno di Procida da capitale della cultura. Sicuramente il più giovane a parlare: Giovanni D'Antonio ha 18 anni, è di San Gennaro Vesuviano e il suo nome è stato messo dagli organizzatori accanto a quello del Presidente della Repubblica, nel programma dell'inaugurazione. Il motivo è che D'Antonio, nonostante l'età, è già un pensatore conteso dalle università più prestigiose del mondo come Yale, Princeton e Harward. L'anno scorso il ragazzo nato all'ombra del Vesuvio si è classificato primo in Italia e quarto al mondo alle Olimpiadi di filosofia per studenti liceali. A lui spetta, dopo il discorso inaugurale di Sergio Mattarella, una lectio magistralis sul tema della speranza.
«L'idea è quella di parlare di speranza e al contempo di lasciare speranza negli ascoltatori» dice. «Una speranza che con la cultura c'entra molto: direi che se la speranza è il motore, ovvero il motivo per cui credere nel futuro, la cultura sono le ruote. Soprattutto al Sud Italia». Certo, parlare di speranza in un momento del genere, tra una pandemia e una guerra, non è semplice. «E invece è proprio in situazioni simili che il valore della speranza diventa più alto. Quanto è più difficile trovarla tanto più è importante da trovare. In assoluto l'uomo è mosso, da sempre, dalla speranza, ma oggi come non mai è tenuto a coltivarla. E non parlo solo dei giovani, è un discorso che riguarda ogni età. C'è speranza anche nell'anziano, certo». E pure in guerra, commenta: «La storia insegna che nei suoi punti più bassi si nascondono i momenti di virtù più elevati. E dunque la speranza può tornare a brillare».
Mentre parla è raggiante, si vede che non sta nella pelle.
La notizia curiosa è che, dopo il liceo, non continuerà con la filosofia: «Frequenterò una facoltà di business applicato all'ingegneria informatica. Ma anche in quello continuerò a fare filosofia perché non smetterò di pensare, immaginare, ragionare». Infine, Procida: «Confesso un peccato: pur essendo a pochi chilometri da casa è la prima volta che ci vengo. Ho avuto torto, provo una curiosa sensazione di rimorso perché ora che ci sono arrivato la trovo magnifica». Chissà, sarà perché la sta vivendo in modo speciale o perché, per dirla in modo filosofico, ha una qualità intrinseca di fascino? «Arriva oggettivamente, da subito, come un luogo carico di storia e di storie. E merita di essere per un anno il centro della cultura italiana».
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