Procura di Napoli, parla Gratteri: «Rischio borghesia collusa»

«Professionisti a braccetto con i clan»

Nicola Gratteri
Ha ricordato le tappe della propria carriera, sempre in una azione di contrasto nei confronti delle organizzazioni criminali, poi ha spiegato: «Se dovessi venire a Napoli,...

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Ha ricordato le tappe della propria carriera, sempre in una azione di contrasto nei confronti delle organizzazioni criminali, poi ha spiegato: «Se dovessi venire a Napoli, ci organizzeremo per mettere a disposizione di quell'ufficio tutta la mia conoscenza, esperienza e i miei capelli bianchi». Eccolo il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri, a margine del convegno organizzato per il Premio Contursi Terme, al quale è stato invitato come ospite d'onore. Il candidato numero uno per la Procura di Centro direzionale ha poi sottolineato la sua visione in tema di lotta alle mafie, a proposito di «tanti professionisti e dei loro consulenti che vanno a braccetto con le mafie». Un dibattito moderato dal giornalista Rai Enzo Perone, sul contrasto alle mafie, nel corso del quale è intervenuto anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi. Un'occasione nella quale, il capo della Procura di Catanzaro, attualmente in pole per la nomina di procuratore di Napoli, ha ribadito un punto cruciale della propria vita di cittadino e di magistrato: «In tante occasioni, ho visto professionisti e i loro consulenti andare a braccetto con le mafie». È una frontiera delle indagini di straordinaria attualità, in un periodo in cui il fiume di soldi pubblici (legato all'emergenza pandemica) resta al centro dell'agenda politica e amministrativa da nord a sud. Chiara la strategia del capo dei pm di Catanzaro, che punta a bloccare i canali del riciclaggio del denaro sporco, proprio colpendo il ruolo di una parte della borghesia dei talenti e delle professioni al servizio del crimine.


Ricordate cosa è accaduto nell’assemblea di Palazzo dei Marescialli? Formalmente il plenum non ha deciso perché non sono stati redatti i pareri dei tre candidati, anche se c’è chi non esclude che il rinvio a settembre sia figlio della mancanza di una sintesi tra i consiglieri. Quindi, di una mancata sintesi tra le correnti in campo. Come è noto, lo scorso sei luglio, il procuratore Gratteri è stato votato dai consiglieri Maria Luisa Mazzola (Magistratura indipendente), dal togato indipendente Andrea Mirenda, dalla laica di FdI Daniela Bianchini e dal laico Ernesto Carbone (di Italia Viva). Per il procuratore di Bologna Giuseppe Amato, si è espresso favorevolmente il togato di Unicost Roberto D’Auria, mentre per la procuratrice vicaria di Napoli uscente (oggi pm veterano nella Dda partenopea) Rosa Volpe, il voto positivo del consigliere di Area Antonello Cosentino. Una indicazione abbastanza chiara, anche se i giochi non sono fatti, dal momento che in Plenum equilibri e rapporti di forza non sono mai scontati.  Ma torniamo alla serata di ieri, al premio di Contursi Terme,. È toccato al giornalista Rai Perone, moderatore del confronto (al quale ha preso parte anche il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi), a ricordare «che qui in Italia abbiamo la migliore legislazione antimafia»; un punto sul quale il procuratore ha detto: «Ci andrei cauto... meglio che non parlo sennò non mi mandano più a Napoli». Poi è stato anche il magistrato calabrese a fare leva sulla sua esperienza di inquirente schierato da sempre contro il crimine organizzato. Il magistrato ha ricordato lo spessore economico e militare di potenti organizzazioni mafiose come la ‘ndrangheta, ma anche la necessità di individuare i circuiti del riciclaggio di denaro sporco. È il tema sul quale il procuratore denuncia «la presenza di professionisti e dei loro consulenti che vanno a braccetto con le mafie». Una frontiera complessa da individuare, nella quale si consuma - secondo gli inquirenti - l’abbraccio tra pezzi della borghesia e clan mafiosi. 
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Il Mattino