Prostitute on line per pagare i debiti del viaggio in Italia

Prostitute on line per pagare i debiti del viaggio in Italia
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Vendono sesso. Offrono il proprio corpo in cambio di soldi e si propongono sui siti specializzati per prestazioni sessuali a pagamento. Internet al posto del marciapiedi: oggi è così che funziona. Prostituirsi non è reato, e nessuno intende criminalizzare quello che resta il mestiere più antico del mondo. Ma al di là di quelle immagini esplicite offerte in Rete, e oltre quei messaggi ammiccanti, ciò che realmente gira intorno al business della prostituzione «online» riporta alla categoria dello sfruttamento.


Napoli è uno dei tre crocevia italiani lungo i quali un'organizzazione criminale gestita da brasiliani smista giovani donne e uomini destinati alla prostituzione. E quindi li sfrutta. Il Mattino ha raccolto due testimonianze importanti. Eccole. «Quando mi proposero di partire per l'Europa - racconta Isabelly, che accetta di parlare solo dopo aver precisato di temere ritorsioni, e quindi sotto garanzia di un nome di copertura - accettai. Mi pagarono il biglietto aereo di sola andata per Roma, mi procurarono i soldi per il passaporto. Cercavo un'occasione di lavoro onesta: mi sono ritrovata a fare le marchette sui siti internet. Da allora la mia vita è un inferno».
 
In realtà un brasiliano che intende recarsi in Italia per turismo non ha bisogno di visto di ingresso per un periodo che non superi i 90 giorni. Ma due sono le condizioni principali: essere in possesso di un passaporto brasiliano valido; ed esibire alle autorità di frontiera la documentazione che giustifichi i motivi, la durata e le condizioni del soggiorno. «Loro pensano a tutto - prosegue la giovane, che da un piccolo centro lontano cento chilometri da Fortaleza adesso si ritrova schiava a Napoli - Ma una volta in Italia capisci a cosa ti hanno destinato». Quello del sesso è un mercato che si regge sulle leggi della domanda e dell'offerta. E la «domanda» è ampia. Ragazze giovanissime (tutte comunque maggiorenni), ma anche transessuali e poi anche ragazzi che si propongono agli uomini. «Giro l'Italia da quasi un anno - spiega Edimar - e ogni giorno incontro tanti clienti. Poche donne, tanti i gay che mi cercano sul cellulare. Per questa vita devo restituire il capitale iniziale alle due donne che mi permisero di partire per l'Europa. Mille euro ogni mese. Loro provvedono a tutto. Dopo averti procurato i documenti pensano al resto: il cellulare e l'affitto dell'appartamento dove ricevo i clienti».

Si scrive «trafficking», si legge «tratta di esseri umani». È un reato grave. Napoli è uno dei crocevia nazionali di questo turpe mercato: i giovani stranieri vengono ammaliati, illusi con la solita promessa di una vita migliore: con promesse di un'occupazione sicura, magari come badanti, camerieri o pizzaioli. Lavori ben retribuiti. Una volta in Italia, arriva la disillusione. E un esercito di sudamericani (oltre ai brasiliani sui siti di sesso a pagamento si trovano ragazze e ragazzi cubani, colombiani, dominicani) finisce in schiavitù. Perché chi ti ha offerto l'illusione di un sogno si trasforma in carnefice. «Loro - dice Thelma, che a 17 anni si era già fatta crescere il seno e sperava di sfuggire ai pericolo dei sobborghi di San Paolo - si trattengono i documenti. Poi ci danno le schede dei cellulari. Dobbiamo girare continuamente, mai restare nella stessa città. Sono arrivata a Napoli cinque giorni fa: dopodomani parto per Padova. È così che vogliono. Fino a quando non restituiremo il capitale iniziale, 20mila euro. Sono stanca di fare questa vita, ma ho paura di denunciare i miei aguzzini».


In questo vorticoso giro di illegalità legata allo sfruttamento della prostituzione ci sono anche tanti napoletani che chiudono un occhio. Sono i titolari degli appartamenti trasformati in case di piacere. Se ne contano tante, da Agnano a Capodichino, da Afragola alla Ferrovia. E - come avviene per i numeri di cellulare che di settimana in settimana «girano», anche gli indirizzi sono sempre gli stessi. Solo nella zona del Vomero ricorrono due indirizzi, tutti nella zona dello stadio Collana.
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Il Mattino