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Verso la quarta ondata: la Campania è la quarta regione italiana per incidenza e crescita dei casi Covid dopo il nord-est del Paese. Anche se i dati sulle ospedalizzazioni sono stabili c'è preoccupazione. A Napoli il clima che si respira è quello che precede la tempesta, quando il cielo si fa scuro e cadono le prime gocce.
I primi segni sono quelli avvertiti dalla rete dei medici di famiglia: «Tra i miei assistititi - spiega Pina Tommasielli, studio a Soccavo - stanno aumentando a vista d'occhio i positivi. Alcuni non vaccinati ma ce ne sono anche tra i vaccinati in scadenza per la terza dose, per i quali sono trascorsi o quasi i sei mesi dalla conclusione del primo ciclo vaccinale. Contagi che si presentano con lievi sintomi, soprattutto anziani affetti da enfisema polmonare e altre malattie cardiorespiratorie croniche. Li curiamo a casa, con la terapia standard e, se possibile e nei casi a rischio, li avviamo ai monoclonali, seguiti dalle Usca oppure tramite i team Covid della Asl Napoli 1 che con la regia di Antonio Maddalena esprimono una eccellenza nelle cure». All'ospedale San Paolo uno dei tre anziani sospetti giunti in pronto soccorso una settimana fa (non vaccinato) è stato intubato nella rianimazione del Cotugno. Gli altri due sono invece risultati negativi al controllo molecolare. Ieri è arrivato un altro sospetto con sintomi importanti.
La rete ospedaliera scalda i motori e si prepara ad un'eventuale ondata attesa entro le prossime due settimane. L'ospedale del mare da lunedì 22 novembre torna ad allestire nella ex day surgery 47 posti Covid (39 di degenza e 8 di sub intensiva) tenendo pronti anche 8 posti di Rianimazione nei prefabbricati.
Intanto il Cotugno, principale Covid center della città, è pronto ad attivare una linea di altri 16 posti in aggiunta ai 115 attualmente impegnati (8 di terapia intensiva, 32 di sub intensiva e il resto in regime di degenza infettivologica ordinaria, compresi 8 posti di Osservazione intensiva dotati di ventilatori al Pronto soccorso). Attualmente nel polo infettivologico della città c'è la disponibilità di un solo posto di terapia intensiva, tre in sub intensiva e tre in degenza. «I nuovi arrivi sono bilanciati dalle dimissioni che effettuiamo attivando le cure domiciliari prima della negativizzazione - sottolinea il bed manager dell'azienda dei colli Cristina Boccia - i nostri pazienti sono quasi tutti non vaccinati. Non c'è piena consapevolezza della pericolosità della malattia. Sars-Cov-2 trae in inganno perché in alcuni casi scorre asintomatico e in altri dà deboli segni. Poi capita che prenda pieghe repentinamente drammatiche».
A Napoli, a dare manforte al Cotugno, ci sono anche i due policlinici: quello della Federico II ha 8 posti su 10 occupati all'edificio 18 presso l'unità di Malattie infettive diretta da Ivan Gentile, 7 su 8 nella Medicina diretta dal professor Abete, 7 su 6 (c'è anche una barella) nella Ginecologia Covid del professor Bifulco e infine 3 posti su 4 nell'area Covid pediatrica diretta da Alfredo Guarino. Una paziente, infine, in rianimazione. Con le ultime due dimissioni è stato invece svuotato il reparto da 12 posti Covid dell'unità di Malattia infettive della Vanvitelli. In provincia, sul territorio della Asl Napoli 2 Nord, sono 22 su 24 i pazienti ricoverati nel Covid center dell'ospedale di Pozzuoli mentre a Frattamaggiore e Giugliano ci sono rispettivamente 6 posti di Osservazione in cui giungono per ora sporadici casi. Più sostenuti gli accessi a Ischia dove ci sono 6 i ricoverati no vax. Infine Boscotrecase, punto di riferimento della Asl Napoli 3 Sud è quasi saturo.
Il Mattino