Il killer con il reddito di cittadinanza: catturato il latitante del clan Amato-Pagano

Il killer con il reddito di cittadinanza: catturato il latitante del clan Amato-Pagano
È uno dei più efferati killer della camorra di Scampia, condannato con sentenza passata in giudicato per concorso in omicidio. Da gennaio era diventato uccel di...

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È uno dei più efferati killer della camorra di Scampia, condannato con sentenza passata in giudicato per concorso in omicidio. Da gennaio era diventato uccel di bosco, ma anche da latitante continuava a percepire il reddito di cittadinanza. È l'ultima sconcertante scoperta che arriva con la cattura del pregiudicato Antonio Pezzella - 67enne fedelissimo del clan Amato-Pagano - intorno al quale i carabinieri del comando provinciale di Napoli sono riusciti a stringere il cerchio di una lunga e delicata indagine.

Pezzella è stato stanato l'altra sera a Casavatore. Si nascondeva in una mansarda non lontana dal centro storico del Comune dell'hinterland settentrionale del capoluogo campano, dov'era nato e dove poteva contare ancora su una fitta rete di complicità e connivenze.

Assieme alla soddisfazione per la cattura, è arrivata anche la sorpresa: si è infatti avuta conferma del fatto che Pezzella percepiva un assegno pieno del reddito di cittadinanza. Formalmente intestato alla moglie, ma i cui proventi servivano a contribuire alla sua latitanza.

Su questa traccia erano giunti già qualche tempo fa i militari del Nucleo Investigativo del comando provinciale dell'Arma di Napoli. Un capitolo inquietante, sul quale adesso sono in corso verifiche e approfondimenti per cercare di capire come sia possibile che il killer della camorra abbia potuto perforare le maglie dei controlli di legge.

Pezzella era riuscito a sottrarsi a un ordine di custodia cautelare in carcere emesso dalla Corte di Assise d'Appello di Napoli, ed è ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia partenopea uno dei responsabili dell'omicidio e dell'occultamento del cadavere di Gaetano De Pascale, cugino del boss Paolo di Lauro, ucciso nel novembre del 2004 durante la cosiddetta «prima faida di Scampia».

Il 67enne è stato individuato in un'abitazione di Casavatore, comune dell'hinterland dove è nato il 14 ottobre del 1954, al termine di una complessa indagine che ha tenuto sotto un costante monitoraggio il web e i flussi bancari. Naturalmente la scoperta dell'assegnazione del sussidio del quale ha usufruito Pezzella e la consorte è ora oggetto di ulteriori approfondimenti anche ai fini di una revoca dell'assegno, con conseguenti richieste di restituzione allo Stato delle eventuali cifre indebitamente percepite nel corso del tempo.

Un'accusa terribile, quella che grava su Pezzella nell'ambito delle indagini su uno dei più efferati omicidi consumati durante la faida di Scampia: quello di Gaetano De Pascale, avvenuto il primo novembre del 2004.

La vittima era il cugino del boss Paolo Di Lauro, contro il quale si sollevò la sanguinosa rivolta interna degli Scissionisti.

Dalla ricostruzione investigativa emerse che Pezzella faceva parte del commando di camorristi fedeli agli Amato-Pagano che nei giorni durante i quali infiammava la guerra tra clan in tutta l'area nord di Napoli intercettò per strada il parente di Ciruzzo o milionario: dopo averlo speronato con l'auto, l'uomo venne condotto al cospetto del boss Cesare Pagano, dinanzi al quale iniziò un lungo interrogatorio teso a sapere dove si nascondessero i rivali.


I particolari di quella tragica serata vennero riferiti ai pm dell'Antimafia di Napoli da un collaboratore di giustizia, che raccontò dettagli e particolari raccapriccianti sull'esito di quell'interrogatorio: «De Pascale è stato rapito e portato al cospetto del boss Cesare Pagano. Lo ha legato ad una sedia e interrogato per ore. Gli disse che se parlava e svelava alcuni segreti dei Di Lauro lo avrebbe riempito di soldi e mandato in Sud America. A quel punto gli mostrò migliaia di euro, De Pasquale parlò, ma poi gli uomini di Pagano lo affogarono in una bacinella piena di acqua per poi gettarne il corpo in un pozzo». Quest'ultima scoperta conferma che a Napoli - come del resto in molte altre zone del Paese - un esercito di percettori hanno usufruito del reddito di cittadinanza senza averne i titoli. Contrabbandieri, parcheggiatori abusivi, pregiudicati, extracomunitari. Le ultime stime ufficiali riconducibili ai primi cinque mesi del 2022 indicano che nel solo capoluogo campano sono stati erogati indebitamente oltre sei milioni e mezzo di euro.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino