Regionali Campania e Puglia, Salvini riapre i giochi: «Rivediamo le candidature»

Regionali Campania e Puglia, Salvini riapre i giochi: «Rivediamo le candidature»
Sarà anche vero - come ha detto Salvini - che il centrodestra in settimana chiuderà la partita delle candidature alle Regionali, ma spifferi e rumors sembrano...

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Sarà anche vero - come ha detto Salvini - che il centrodestra in settimana chiuderà la partita delle candidature alle Regionali, ma spifferi e rumors sembrano agitare il sonno del leader della Lega alla ricerca di un pronto riscatto dopo la mancata spallata in Emilia. Infatti se al Nord il Carroccio non sembra avere rivali, la «campagna del Sud» crea al «capitano» più di qualche grattacapo perché in questo momento il vento in poppa pare averlo Giorgia Meloni con Fdi. In più, resiste nel Mezzogiorno l'idea (o il pregiudizio) che, tutto sommato, la Lega resti una forza nordista. Ecco perché ancora ieri una frase sibillina di Giancarlo Giorgetti ha rimesso in allarme tutto lo Stato Maggiore del centrodestra: «Un rimescolamento di candidature alle Regionali? Possibile, vedremo». Tanto è bastato per riaccendere la mischia soprattutto in Puglia, regione dove la Lega non ha mai fatto mistero di puntare ad aggiudicarsi il candidato presidente nonostante gli accordi con gli alleati l'avessero accordato a Fdi convergendo sul nome di Raffaele Fitto. E il delicato scacchiere pugliese - dove per altro il governatore uscente Michele Emiliano, del Pd è già in campagna elettorale e dove il M5s potrebbe schierare Antonella Laricchia - rischia di divenire un pantano per un centrodestra che invece, unito, è accreditato di forti chance di successo. Un primo nodo riguarda l'intesa sul nome di Fitto, ex governatore di Forza Italia, ex ministro, oggi parlamentare europeo in quota Fdi. Molti ex «fittiani» di peso, specie in provincia di Bari, oggi sono passati armi e bagagli alla Lega e dunque guardano con apprensione una eventuale vittoria del loro ex leader. In più, Salvini potrebbe puntare per la leadership pugliese su almeno due nomi di prestigio: uno è Massimo Casanova, europarlamentare, proprietario del «Papeete» di Milano Marittima ma con importanti interessi imprenditoriali nel Gargano; l'altro è Trifone «Nuccio» Altieri, barese di Conversano, attuale presidente Invimit in quota Lega, in passato deputato del Pdl poi trasmigrato - guarda caso - nel movimento di Fitto prima di abbracciare Matteo. Una «terza via» porta a un'alternativa civica e trasversale, con il nome di Toti Di Mattina, imprenditore salentino e componente del Cda delle Ferrovie appulo-lucane.


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È chiaro che se la candidatura principe in Puglia passasse al Carroccio a quel punto Fratelli d'Italia rivendicherebbe al Sud una regione di peso che non potrà che essere la Campania dove già nei mesi scorsi si era «autoproposto» il parlamentare meloniano Edmondo Cirielli, questore della Camera. La partita resta aperta sebbene per tutta la giornata di ieri voci rimbalzate nella triangolazione Roma-Napoli-Bari avessero descritto un Silvio Berlusconi e, ancora di più, una Giorgia Meloni furibondi nei confronti dell'alleato leghista. Del resto la stessa leader di Fdi era stata chiara: «Sono una donna di destra, rispetto i patti, non ho motivo di dubitare della lealtà di Salvini che a sua volta non ha motivo di dubitare della mia coerenza». Più chiaro di così? E in ogni caso anche la «contraerea» di Forza Italia si è mobilitata a favore di Stefano Caldoro, da mesi candidato in pectore in Campania, a più riprese sostenuto da Tajani e dallo stesso Cavaliere. Soltanto nella serata di ieri anche dal fronte leghista, per ordine del capo, sono arrivate dichiarazioni più concilianti: della serie, rispettiamo i patti, bisogna ragionare in termini di alleanza. Del resto, i numeri dicono - come ricordato chiaramente dallo stesso Caldoro - che il centrodestra unito vince, né al momento sembra impensierire più di tanto Fdi il fatto che dopo essersi aggiudicate la presidenza di Molise (con Toma), Calabria (Santelli) e Basilicata (Bardi), Forza Italia pur essendo il partito più debole della coalizione possa prevalere nelle scelte di indirizzo anche in Campania. Epperò sono gli stessi forzisti e spegnere l'ipotesi Cirielli, «uno perché è una candidatura divisiva e troppo connotata a destra - è il ragionamento - due perché è salernitano e se dall'altra parte c'è De Luca non si può pensare di fondare il confronto sulla leadership regionale sbilanciato su Salerno e non su Napoli». Insomma, da Forza Italia si insiste sul fatto che con il progressivo arretramento del M5s si riaprono quelle stesse praterie un tempo feudo incontrastato del berlusconismo mentre Giorgia Meloni ha dato appuntamento ai suoi - da venerdì a domenica prossimi - a Roccaraso per gli Stati generali della Montagna: a fare gli onori di casa il governatore dell'Abruzzo Marco Marsilio, espressione proprio di Fdi. Sarà l'inizio della campagna elettorale per le regionali (si ipotizza la data del 31 maggio) con il partito di Giorgia che veleggia a doppia cifra e che oltre alla Puglia punta a incassare la candidatura alla presidenza della Regione Marche con Francesco Acquaroli. Nello scacchiere restano la Liguria (appannaggio di Toti), il Veneto (Zaia è intoccabile) e la «renziana» Toscana che Salvini teme possa rivelarsi un'Emilia bis. Sabato la Lega presenterà a Napoli il tavolo per il programma coordinato da Nicola Molteni e Aurelio Tommasetti mentre il capitano sarà in città il 18 febbraio. Sullo sfondo la grande partita per la conquista di Roma Capitale: il leader della Lega non fa mistero di puntarci ma sarà difficile che Meloni ceda proprio a casa sua.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino