Napoli, l'appello di Renzo Arbore al Comune: «Salvi le case di Totò e di Murolo»

Napoli, l'appello di Renzo Arbore al Comune: «Salvi le case di Totò e di Murolo»
Non solo bisogna salvare la casa di Totò - senza dimenticare la realizzazione di un museo di cui si parla invano da più di vent'anni - ma anche quella dove visse...

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Non solo bisogna salvare la casa di Totò - senza dimenticare la realizzazione di un museo di cui si parla invano da più di vent'anni - ma anche quella dove visse Roberto Murolo, nel cuore del Vomero. La proposta arriva da Renzo Arbore - impegnato in un nuovo programma sulla sua channel tv - che rilancia con forza l'idea di trasformare i due piccoli appartamenti in luoghi da aprire al pubblico e alle visite come fossero monumenti.


Un omaggio alla memoria, dunque.
«Doveroso, direi. E poi di grande interesse. L'altra sera in tv ho visto un servizio che mi ha appassionato sulle case di Lucio Dalla. Un tuffo nella vita del cantante, un modo per ricordarlo attraverso i luoghi, gli oggetti, il suo mondo, insomma. L'ho trovato straordinario. E allora perché non farlo anche con Murolo e Totò?».


È quello che si domandano in tanti.
«Lo dissi pure al sindaco De Magistris, non ricordo in quale occasione, mi promise di occuparsene ma poi non se n'è fatto più niente».


Quale sarebbe la sua proposta.
«Intanto il Comune dovrebbe acquisire le due case che, tra l'altro, sono umilissime. Al netto del profondo valore storico, artistico e affettivo, credo che dal punto di vista economico siano piuttosto accessibili. Poi bisognerebbe procedere a una ristrutturazione per trasformarle in scrigni preziosi da mettere a disposizione di cittadini, turisti e visitatori».


L'abitazione dove visse Totò, alla Sanità, è in totale abbandono.
«Che peccato. Quella di Roberto Murolo invece l'abbiamo presa in affitto noi della Fondazione a lui dedicata».


E che cosa ne fate?
«Niente. È chiusa: abbiamo affisso due targhe ricordo all'esterno del fabbricato, tutto qui. Ogni tanto una donna va a tenerla un po' in ordine. È piuttosto malandata ma almeno la salvaguardiamo dal peggio».


Dove si trova il palazzo di Murolo?
«Al civico 25 di via Cimarosa. Era la casa di Ernesto, suo padre, poeta, drammaturgo e giornalista. E lì ha vissuto a lungo pure lui, Roberto. L'edificio è quello che si trova esattamente sopra la Funicolare centrale di piazza Fuga».


Padre e figlio: due icone della cultura napoletana classica.
«Non dimentichiamo che Ernesto - con Salvatore Di Giacomo, E. A. Mario e Libero Bovio - è considerato un artefice dell'epoca d'oro della canzone napoletana. E poi c'è Roberto, che ne parliamo a fare...».


Un mito.
«Cantautore, chitarrista, attore, tra i maggiori protagonisti, insieme con Sergio Bruni e Renato Carosone, della scena musicale napoletana del secondo dopoguerra. Insuperabile».


E la sua casa intanto va in malora.
«Incredibile. È ancora piena di oggetti, suppellettili, ricordi. Vedrete: quando Murolo passerà alla storia quale indiscusso innovatore e interprete della musica napoletana, e non solo - alla stregua di personaggi come Vinícius de Moraes - allora si penserà anche a valorizzare i luoghi dove visse. Troppo spesso aspettiamo che siano gli altri a ricordarci il valore di ciò che abbiamo».


Intanto, sia Totò che Roberto Murolo sono spesso protagonisti della renzo arbore channel tv.
«Certo. Durante la scorsa quarantena ho trasmesso 50 Sorrisi da Napoli, un archivio della risata partenopea. È stato un trionfo - parlo di 100mila spettatori senza contare quelli di Facebook e Instagram - e ovviamente erano tanti i pezzi presi dai film di Totò. Della musica di Roberto, poi, è pieno il canale».


Ha detto che è pronto un nuovo format.
«Siamo in partenza».


Di che cosa si tratta?
«Si intitola Aspettando il vaccino: è un programmino carbonaro che invita a distrarsi un po' aspettando il nostro vax day. Ho messo insieme una serie di chicche televisive con le mie malefatte e altrettante canzoni meravigliose intonate da grandi artisti come Michael Bublé, tanto per fare un esempio. E poi Napoli, ovviamente. La mia tv è un inno a questa città».


Quanto le piace Napoli?
«La città più bella che c'è. Mi piace assai passeggiare per il centro: via dei Mille, via Filangieri, piazza dei Martiri».


Il salotto buono insomma.
«Cammini e incontri persone gentili, educate, ti sorridono, salutano con simpatia, e quante belle donne... Dal punto di vista della natura, poi, Napoli è insuperabile: il golfo, Ischia, Procida, Capri, la Costiera... non c'è paragone nel mondo. E vi assicuro che il mondo l'ho girato. Avrei volentieri continuato a farlo se non fosse arrivato il Covid».


A proposito di Covid: finalmente il vaccino.
«Sono pronto, non aspetto altro: sono un grande sostenitore del vaccino e invito tutti ad avere fiducia».


Si fida al cento per cento?
«Sì. Mi fido soprattutto della Food and Drug Administration, l'ente governativo americano che si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici. Se anche loro hanno dato l'ok, non c'è da avere paura. Ora voglio tornare vivere, l'isolamento è durato anche troppo».


Ultimo dell'anno, con chi passa questa sera?


«Ho organizzato una grande festa. Su Zoom naturalmente. Amici, parenti, colleghi... saremo tanti e ci divertiremo anche così». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino