Racket e appalti, sgominato il clan Moccia: 45 arresti tra Napoli e Roma

Racket e appalti, sgominato il clan Moccia: 45 arresti tra Napoli e Roma
Colpo al cuore del sistema di potere ricondotto dal pool anticamorra al presunto clan Moccia. Sono 45 gli arrestati, colpiti i vertici di un sistema di potere che per anni avrebbe...

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Colpo al cuore del sistema di potere ricondotto dal pool anticamorra al presunto clan Moccia. Sono 45 gli arrestati, colpiti i vertici di un sistema di potere che per anni avrebbe imposto la regola delle estorsioni in un intero spaccato dell’hinterland metropolitano. Associazione per delinquere di stampo camorristico, armi, estorsione e riciclaggio sono le accuse mosse dalla Dda di Napoli, al termine del lavoro della Dia, della Mobile, del nucleo investigativo dei carabinieri di Castello di Cisterna e della Guardia di Finanza coordinato dall’aggiunto Giuseppe Borrelli e dai pm Gianfranco Scarfò e Ida Teresi. 


Si tratta di una complessa attività investigativa finalizzata a ricostruire gli assetti dell’associazione di stampo camorristico nota come clan Moccia, radicata, in ampie aree della provincia di Napoli (Afragola, Casoria, Arzano, Frattamaggiore, Frattaminore, Cardito, Crispano e Caivano, Acerra) e nel Lazio, a partire dal 2011 e fino ai tempi più recenti.

In particolare, è stato ricostruito il gruppo di vertice del clan Moccia, cui hanno preso parte Anna Mazza (deceduta) , Luigi Moccia, Teresa Moccia, Filippo Iazzetta, oltre ai soggetti fiduciari della dirigenza del sodalizio (i cd “senatori” affidatari delle direttive impartite da quest’ultimi e dei resoconti destinati ai medesimi) Salvatore Caputo (deceduto), Domenico Liberti, Mario Luongo, Pasquale Puzio, Antonio Senese.
 
Le indagini tecniche, oltre a portare alla luce i profondi contrasti esistenti tra alcuni dei cosiddetti senatori, hanno confermato la rilevanza del ruolo assunto da Modestino Pellino (già sorvegliato speciale obbligatoriamente domiciliato a Nettuno, vicino Roma, ucciso il 24 luglio 2012), subordinato solo al presunto capo indiscusso dell’associazione Luigi Moccia (già sottoposto a libertà vigilata a Roma, dove aveva da tempo trasferito i propri interessi).


Sono state ricostruite la più recente conformazione del clan Moccia, le responsabilità del suo vertice assoluto, dei dirigenti e dei relativi referenti sul territorio, le modalità di comunicazione tra gli affiliati, anche detenuti, la capillare attività estorsiva, l’imposizione delle forniture per commesse pubbliche e private, la ripartizione tra i sodali, liberi e detenuti, degli illeciti profitti conseguiti tramite le precedenti attività, le infiltrazioni del sodalizio negli apparati investigativi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino