Riapertura scuole a Napoli, occupato il liceo Vico: «Vogliamo un presidio medico per fare i tamponi»

«Vogliamo lavorare insieme e studiare un piano per un vero ritorno in sicurezza in aula» dice Gabriele Gullo, studente del Liceo Giambattista Vico e membro del...

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«Vogliamo lavorare insieme e studiare un piano per un vero ritorno in sicurezza in aula» dice Gabriele Gullo, studente del Liceo Giambattista Vico e membro del collettivo Osservatorio popolare studentesco che sta guidando le occupazioni del licei napoletani. Il Vico è il secondo dopo il Liceo Labriola.

«Siamo contro la didattica a distanza, non vediamo l'ora di tornare in classe - spiega lo studente - ma vogliamo tornare a scuola senza essere etichettati come untori. Se siamo arrivati a queste occupazioni è perchè lo ritieniamo un gesto estremo di protesta per chiedere delle soluzioni concrete riguardo ai trasporti e all'edilizia scolastica, problemi già esistenti ma portate all'estremo dall'avvento del covid». 

«Attualmente - continua - all'interno della scuola ci sono più di 50 studenti, il nostro scopo è quello di confrontarci e di discutere su un nuovo modo di intendere la didattica, ma, soprattutto, vorremmo che le scuole non fossero lasciate a una gestione autonoma: vorremmo un piano regionale o statale che riesca a tenere insieme scuola, trasporti e salute in modo che il rientro in classe previsto per il primo febbraio sia sicuro e duraturo per davvero».

Un ritorno a scuola che gli studenti hanno anticipato con l'occupazione, un modo per rivendicare sia la voglia di tornare in aula sia la necessità di farlo nel miglior modo possibile.

«Fra i nostri piani - dice Gabriele - c'è anche la volontà di autofinanziare un presidio per effettuare i tamponi all'ingresso della scuola, e invitiamo gli studenti degli altri istituti non solo a unirsi alla nostra protesta ma a portare avanti la stessa iniziativa».

«Uno dei nostri slogan - conclude il ragazzo dell'ultimo anno del Liceo Vico - è non vogliamo tornare alla normalità perché la normalità era il problema, perché nonostante i mesi fuori dalle aule, notiamo che nulla è cambiato, e soprattutto nulla è migliorato». 

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Il Mattino