Scatta il piano contro i rimborsi d'oro. Il caso sollevato dal Mattino nei giorni scorsi, relativo alle richieste di rimborsi da parte di alcuni consiglieri comunali e dei...
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Eliminare i gettoni e forfettizzare un fisso commisurandolo su un quarto dello stipendio del sindaco. Oggi infatti il calcolo, a Napoli, avviene sul raggiungimento dei 17 gettoni mensili per ogni consigliere, all'incirca 1600 euro lordi, 1000 netti, al mese. Altra ipotesi sul tavolo prevederebbe il prendere in esame la legge regionale siciliana, che assegna un quantum massimo sui rimborsi ai datori di lavoro. Questo metterebbe al riparo le amministrazioni da spese eccessive, rispetto alle richieste di rimborso che vanno a gravare sulle casse già disastrate di molti Comuni italiani. Si sta pensando anche di estendere «la giustifica» dell'assenza dal luogo di lavoro nel giorno del Consiglio comunale. A Napoli infatti la giustifica viene calcolata sul tempo effettivo della seduta. In sostanza, nei casi in cui venga meno il numero legale e la seduta annullata, il consigliere è tenuto a recarsi sul luogo di lavoro per le ore restanti. Infine, sul modello Milano, si potrebbe tentare di far riunire le commissioni consiliari soltanto il pomeriggio, dalle 14-15 in poi, tendenzialmente non in pieno orario lavorativo. «Fermo restando la presenza dell'apparato amministrativo, che però al momento manca» spiega Fucito. Il Municipio napoletano soffre infatti una carenza di personale non indifferente che, almeno ad oggi, non permetterebbe di applicare il modello meneghino nel capoluogo campano.
«In sede Anci stiamo cercando di apportare alcune modifiche alle norme esistenti, grazie ad un pacchetto di proposte, che vadano a tutelare i consigli comunali massacrati in questi anni» sottolinea il numero uno dell'aula consiliare di via Verdi, Fucito. «Quello del consigliere comunale è l'unico incarico pubblico che ha subito negli ultimi 19 anni sei mancate indicizzazioni e due riduzioni. Occorre uniformare i regolamenti dei consigli comunali, anche e soprattutto nella parte legata alle retribuzioni. Sarebbe giusto prevedere stessa retribuzione e stesso compenso per fascia di popolazione e per funzione svolta». Cosa che oggi non avviene. Il sindaco di Napoli guadagna infatti all'incirca 80mila euro all'anno, rispetto al primo cittadino di Torino, Appendino, che tocca quota 108mila lordi. «Inoltre va considerato - rimarca Fucito - che i consiglieri rispecchiano le città che li hanno eletti. L'incarico di consigliere a Napoli è sempre stato recepito come un ruolo a tempo pieno e bisogna anche mettere in condizioni chi è eletto di poter svolgere al meglio la propria funzione». Ma sui rimborsi d'oro arriva secca la condanna: «Vorrei prima fare una premessa - chiarisce Fucito - Un consigliere comunale ha pari diritti di tutti gli altri cittadini e dunque può anche essere assunto per proprie capacità dopo l'elezione. C'è però un elemento di differenza che va rimarcato: negli anni c'è stato un venir meno dei controlli da parte dei partiti sui propri eletti e questo spesso ha portato i singoli consiglieri a trovare scorciatoie per ottenere rimborsi facili, il che non è assolutamente accettabile. Se ci fossero casi di cifre inverosimili ed evidentemente non veritiere sarà materia degli organi inquirenti».
Per rendersi conto di quanto siano costati nel 2018 i consiglieri comunali di Napoli alla collettività, basta spulciare l'ultimo bilancio approvato. La cifra relativi ai rimborsi, che il Comune elargisce ai datori di lavoro per permessi retribuiti, ammonta a 536mila euro annui. A questi si aggiungono i gettoni di presenza, le cosiddette indennità, per le quali il costo è pari a 770mila euro. Il Consiglio comunale oggi costa in proporzione di più rispetto alla scorsa consiliatura, nonostante sia diminuito il numero degli eletti (da 48 i consiglieri sono diventati 40). Leggi l'articolo completo su
Il Mattino