Ce ne erano di tutti i tipi, prezzi e modelli. Un forziere privato, lì nella sua abitazione alle spalle del Loreto Mare, dove gestiva un traffico tutto personale: il...
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Tutt'altro. A Napoli circolano tanti orologi Rolex originariamente veri, che sono stati semplicemente «limati», per far sparire le tracce rispetto alla provenienza originaria e per consentire poi di rivendere il modello ad un prezzo competitivo rispetto al mercato. E sono in tanti ad adeguarsi pur di sfoggiare esemplari nati come veri e resi falsi dall'opera di punzonatura all'interno della cassa. Anche in questo caso, c'è chi è disposto a spendere fino a cinquemila euro per poter indossare un orologio che, al mercato ufficiale può costare fino a tre volte tanto.
Ed è ovvio pensare che le indagini dei carabinieri sul presunto falsario 63enne non si siano fermate al sequestro degli orologi, nel tentativo di ricostruire canali e responsabilità di acquirenti e rivenditori.
Napoli capitale del falso d'autore, dunque, in uno scenario che obbliga gli inquirenti a rimanere al passo di una frontiera criminale sempre più internazionale. Ma proviamo a ripercorrere le tappe di indagini che da anni pongono Napoli in una sorta di triangolazione con la Germania (o con la Svizzera) e la Cina. Stando a quanto emerso finora, il mercato dell'orologio Rolex (rubato e limato) ha nella fiera internazionale di Monaco il proprio punto di contatto: esemplari rubati a Napoli o in altre zone d'Italia per essere rivenduti in nord Europa, nelle fiera tedesca o in quella svizzera di Ginevra. Possibile che orologi punzonati o semplicemente senza garanzia e scatoletta di origine riescano ad incontrare acquirenti? Sembra di sì, a giudicare dal ritmo e dalle abitudini di un mercato che non conosce momenti di flessione. E in questo scenario intervengono i cinesi o acquirenti dell'estremo oriente, che si seggono al tavolo delle trattative e non sembrano dare particolare importanza all'origine del modello. A loro interessa solo la valutazione del bene (eventuali graffi, originalità del prodotto e il prezzo), senza badare a eventuali «limature» del telaio. Hanno le spalle larghe, i cinesi, sanno che nel loro paese possono comprare e vendere beni non accompagnati da certificati e garanzia. Altra storia riguarda la rivendita di pezzi rubati (magari riprodotti grazie a una operazione di limatura), che vengono venduti in riviera Romagnola nei mesi primaverili: anche in questo caso sono in tanti a non andare per il sottile, pur di sfoggiare al polso uno di quei gioielli impossibili da notare. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino