Rolex falsi, affari d'oro sull'asse Napoli-Cina-Svizzera

Rolex falsi, affari d'oro sull'asse Napoli-Cina-Svizzera
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 25 Febbraio 2019, 07:30
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Ce ne erano di tutti i tipi, prezzi e modelli. Un forziere privato, lì nella sua abitazione alle spalle del Loreto Mare, dove gestiva un traffico tutto personale: il commercio di orologi Rolex falsi, uno dei fenomeni criminali da sempre in espansione. Se ne sono accorti i carabinieri della stazione di Borgoloreto, al termine di indagini ad hoc sui canali dello smercio e della possibile ricettazione di orologi comprati e venduti in mezzo mondo, grazie alla abilità di specialisti del ramo. Ma andiamo con ordine, a partire dal dato di cronaca: sono stati sequestrati 46 Rolex falsi nella casa di uno specialista, il 63enne Giuseppe Caserta, che è stato denunciato a piede libero. Nella sua abitazione aveva riproduzioni ritenute di buon livello dei preziosi esemplari, che servivano ad alimentare - secondo gli inquirenti -, un mercato parallelo degli orologi di valore. Diversa ovviamente la tesi del 63enne, pronto a dimostrare la propria responsabilità nella rivendita degli orologi. Un blitz che conferma comunque la centralità del capoluogo partenopeo in materia di furti, riproduzione e ricettazione. Quanto basta a fare chiarezza su un fenomeno tutt'altro che secondario nel panorama delle illegalità cittadine. Doverosa una premessa. Stando alla valutazione di inquirenti specializzati nel ramo, per Rolex falsi non si intende necessariamente una patacca, un modello copia di quelli venduti in scatole con tanto di autorizzazioni e licenze della casa madre, che riproducono numeri di serie sempre limitate.
 
Tutt'altro. A Napoli circolano tanti orologi Rolex originariamente veri, che sono stati semplicemente «limati», per far sparire le tracce rispetto alla provenienza originaria e per consentire poi di rivendere il modello ad un prezzo competitivo rispetto al mercato. E sono in tanti ad adeguarsi pur di sfoggiare esemplari nati come veri e resi falsi dall'opera di punzonatura all'interno della cassa. Anche in questo caso, c'è chi è disposto a spendere fino a cinquemila euro per poter indossare un orologio che, al mercato ufficiale può costare fino a tre volte tanto.

Ed è ovvio pensare che le indagini dei carabinieri sul presunto falsario 63enne non si siano fermate al sequestro degli orologi, nel tentativo di ricostruire canali e responsabilità di acquirenti e rivenditori.

Napoli capitale del falso d'autore, dunque, in uno scenario che obbliga gli inquirenti a rimanere al passo di una frontiera criminale sempre più internazionale. Ma proviamo a ripercorrere le tappe di indagini che da anni pongono Napoli in una sorta di triangolazione con la Germania (o con la Svizzera) e la Cina. Stando a quanto emerso finora, il mercato dell'orologio Rolex (rubato e limato) ha nella fiera internazionale di Monaco il proprio punto di contatto: esemplari rubati a Napoli o in altre zone d'Italia per essere rivenduti in nord Europa, nelle fiera tedesca o in quella svizzera di Ginevra. Possibile che orologi punzonati o semplicemente senza garanzia e scatoletta di origine riescano ad incontrare acquirenti? Sembra di sì, a giudicare dal ritmo e dalle abitudini di un mercato che non conosce momenti di flessione. E in questo scenario intervengono i cinesi o acquirenti dell'estremo oriente, che si seggono al tavolo delle trattative e non sembrano dare particolare importanza all'origine del modello. A loro interessa solo la valutazione del bene (eventuali graffi, originalità del prodotto e il prezzo), senza badare a eventuali «limature» del telaio. Hanno le spalle larghe, i cinesi, sanno che nel loro paese possono comprare e vendere beni non accompagnati da certificati e garanzia. Altra storia riguarda la rivendita di pezzi rubati (magari riprodotti grazie a una operazione di limatura), che vengono venduti in riviera Romagnola nei mesi primaverili: anche in questo caso sono in tanti a non andare per il sottile, pur di sfoggiare al polso uno di quei gioielli impossibili da notare.
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