«Rosa, pietra e stella: una donna chiamata Napoli»: al via il film di Sannino

«Rosa, pietra e stella: una donna chiamata Napoli»: al via il film di Sannino
«Stu' vico niro nun fernesce maje / e pur o sole passa, e se ne fuje / ma tuu staje lla' / tu rosa, preta e stella / Carmela / Carme'»: il celeberrimo...

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«Stu' vico niro nun fernesce maje / e pur o sole passa, e se ne fuje / ma tuu staje lla' / tu rosa, preta e stella / Carmela / Carme'»: il celeberrimo incipit di «Carmela», il brano scritto da Salvatore Palomba e Sergio Bruni nel 1976 e considerato il trait d'union tra la canzone napoletana classica e quella moderna, è il riferimento ideale di «Rosa, pietra e stella», primo lungometraggio di finzione del filmaker vesuviano Marcello Sannino, dopo i documentari premiati in Italia e all'estero.


La protagonista interpretata da Ivana Lotito, infatti, si chiama proprio Carmela, giovane donna bella e indomita dietro la quale non è difficile leggere una metafora della Napoli contemporanea, della sua dolcezza-durezza-bellezza, delle difficoltà e della voglia di uscire dal «vicolo nero che non finisce mai», come nel testo poetico di Palomba musicato da Bruni.

Le riprese di «Rosa, Pietra e Stella» sono iniziate ieri sul molo borbonico del Granatello a Portici, città natale di Sannino. Andranno avanti per cinque settimane, anche nel centro storico di Napoli, con produzione di Antonella Di Nocera per Parallelo 41, Gaetano Di Vaio e Giovanna Crispino per Bronx Film, Pier Francesco Aiello per PFA Films, assieme a Rai Cinema col supporto della Film Commission Regione Campania e la collaborazione dei Comuni di Portici e Napoli.

 

Accanto alla Lotito, l'attrice pugliese che interpreta Azzurra (la moglie di Genny Savastano) in «Gomorra La serie», nel cast recitano la piccola Ludovica Nasti lanciata da «L'amica geniale» nel ruolo di Lila bambina (è Maria, la figlia dodicenne di Carmela), l'attore belga di origini italiane Fabrizio Rongione (tra i prediletti dei fratelli Dardenne, che lo hanno diretto in ben sei film, qui impegnato nei panni del tunisino Tarek) e poi Imma Piro, Valentina Curatoli, Francesca Bergamo, Anna Redi, Gigi Savoia, Pietro Juliano e David Power.

Per Sannino, «Carmela è una donna complessa e volitiva, che cerca di emergere dalle difficili condizioni sociali nelle quali vive puntando sul suo spirito indomabile e sul suo istinto di sopravvivenza. Ho iniziato a scriverne la storia nel 2012, rifacendomi principalmente alle esperienze di una cara amica, ma anche ai personaggi femminili di registi da me amati come Pietrangeli e Rossellini. La sua storia di marginalità prosegue il regista s'intreccia con quella dell'immigrato Tarek, altro esempio delle condizioni dei milioni di esseri umani privi dei mezzi per potersi difendere da un mondo sempre più disumano. In questo senso, il mio è anche un film politico».

E la Napoli «rosa, preta e stella» che rimanda a «Carmela»? «Certamente la protagonista è metafora di Napoli e delle sue complessità», spiega il produttore Di Vaio. «Ma il riferimento alla canzone aggiunge vuol essere evocativo di un certo mondo e di certe atmosfere, più che testuale». Gli fa eco anche la Di Nocera: «Il primo titolo era Un'altra vita, ma sottolinea Rosa, pietra e stella sono tre parole brevi ed evocative, comprensibili anche all'estero. E, inoltre, richiamano alla mente, in modo anche un po' giocoso, tutta una serie di riferimenti culturali intimamente napoletani». Le musiche del film sono di Riccardo Veno e, al momento, non si sa se in colonna sonora vi sarà anche il classico di Palomba e Bruni.


Al centro di «Rosa, Pietra e Stella» c'è il personaggio di Ivana Lotito. «La mia Carmela racconta è una donna forte, che non accetta le ristrettezze del mondo che la circonda e s'impegna in un viaggio interiore, alla scoperta di se stessa e alla ricerca di ciò che potrà diventare». Spostandosi da Portici al centro di Napoli, Carmela crede di poter svoltare iniziando a fare affari con gli immigrati per conto di un avvocato. Così, prima conosce Tarek, poi rischia di farsi sottrarre la figlia dai servizi sociali («Un personaggio molto emozionante, che conoscerò meglio sul set», dice la piccola Ludovica Nasti), fino a diventare a sua volta una specie di clandestina in patria. «Nel mio Tarek conclude Rongione ho messo anche reminiscenze familiari che mi rimandano alla storia dei miei nonni, nel 1953 emigrati dall'Italia in Belgio alla ricerca di una vita migliore». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino