Sabotaggio dei salva-vita, il ricatto del doppio lavoro al Cardarelli

Sabotaggio dei salva-vita, il ricatto del doppio lavoro al Cardarelli
Sono andati a prendere i turni di notte, partendo dagli infermieri ai medici, fino ad eventuali assistenti esterni. Poi andranno a leggere alcune cartelle cliniche, quelle dei...

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Sono andati a prendere i turni di notte, partendo dagli infermieri ai medici, fino ad eventuali assistenti esterni. Poi andranno a leggere alcune cartelle cliniche, quelle dei pazienti che non ce l'hanno fatta, che sono deceduti a causa di scompensi cardiaci. E faranno un confronto, un'analisi incrociata tra le professionalità presenti in ospedale e i pazienti nel reparto.

 
Caso sabotaggio al Cardarelli, l'inchiesta entra nel vivo. Dopo aver trovato una graffetta d'ufficio infilzata nell'impianto salvavita (per annullare il bip bip sonoro), all'interno del reparto di cardiologia, vanno avanti verifiche, accertamenti, acquisizioni di testimonianze. E c'è una pista su tutte: qualcuno, la notte dello scorso 24 febbraio, ha silenziato l'allarme perché era impegnato a fare soldi, a svolgere una sorta di doppia attività tra corsie e barelle. Un business sotto traccia che non ammette interferenze, non vuole intrusioni e fastidiosi allarmi sonori. Qualcuno, in quella e in altre notti, era impegnato in una sorta di visita personale durante le ore di lavoro, mentre svolgeva - almeno sulla carta -, un lavoro per il quale si percepisce uno stipendio (in chiaro) a fine mese. Inchiesta condotta dal pm Francesca De Renzis, magistrato in forza al pool colpe mediche e professionali guidato dal procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, ipotesi choc al vaglio degli inquirenti: si indaga per sabotaggio, in relazione a quanto denunciato dai vertici dello stesso ospedale. Ma andiamo con ordine, a ripercorrere una vicenda su cui la magistratura sta provando a fare chiarezza. Siamo alla fine di febbraio scorso, quando è il primario del reparto di cardiologia, Ciro Mauro, ad accorgersi che qualcosa non funziona, lì nella stanza dei bottoni, dove da qualche tempo è stato allestito un congegno salvavita che fa scattare l'allarme quando il tracciato dei pazienti più gravi fa registrare scompensi.

Era andato a bere un sorso d'acqua, quando ha avuto la prontezza di capire - dando una occhiata al monitor - che un paziente presentava scompensi non da poco, che però non erano stati segnalati dall'allarme. Immediate le contromosse del primario, che riesce a salvare la vita di un paziente. Intervento tempestivo, un sospiro di sollievo per tutti. Ma è a distanza di poche ore dall'intervento, che la mente ritorna al salvavita. Perché non ha funzionato? Perché un congegno costato tanti soldi ha fatto flop? Ed è così che è spuntata la graffetta, un banalissimo attach di alluminio inserito nel punto giusto per spegnere il sonoro. Immediata l'ispezione interna, sotto la guida della dirigente del Cardarelli, la manager Anna Iervolino, mentre sono partite anche le indagini penali. Verifiche affidate ai carabinieri del Nas, sotto il comando del colonnello Vincenzo Maresca e del maggiore Gennaro Tiano. Si procede per step, si cerca innanzitutto un movente. Chi aveva interesse a silenziare il salvavita?


Qualcuno, all'interno dell'ospedale, l'ha buttata sullo scherzo: forse c'era chi voleva recuperare qualche ora di sonno, durante i turni notturni, ma la spiegazione non ha retto di fronte alla gravità della manomissione. Versioni minimaliste e poco convincenti, che spingono gli inquirenti ad andare a fondo, tanto che in queste ore si stanno verificando altre ipotesi. La prima riguarda una sorta di commercio abusivo, che si svolge proprio nelle ore notturne. Alcuni infermieri - secondo quanto sta emergendo - svolgono una sorta di doppio lavoro, che frutta fino a cento euro a notte: c'è chi infatti si piazza accanto a pazienti disposti a pagare per avere un tuttofare alle proprie complete disposizioni. Un retroscena che rende doverosa una premessa: c'è la convinzione da parte degli inquirenti (per altro pienamente condivisa da questo giornale) che la maggioranza degli infermieri e dei lavoratori del Cardarelli sia costituita da persone oneste, disposte a qualsiasi sacrificio pur di onorare il proprio impiego, mentre le indagini riguardano solo una piccola minoranza di soggetti. Fatto sta che ora gli inquirenti puntano a scavare sui turni di servizio di alcuni infermieri, per capire cosa accade in alcune notti, in alcuni reparti del Cardarelli. Sentito dal pm, il primario Ciro Mauro ha spiegato quali sono gli equilibri e i rapporti di forza interni al nosocomio collinare. Si lavora sul passato più recente, si analizza il vecchio sistema di allarme salvavita (nel tentativo di capire se ci sono stati guasti o intoppi sospetti), ma anche su alcune cartelle cliniche. Facile immaginare - ma si tratta di una ipotesi giornalistica - che gli inquirenti proveranno a fare chiarezza su un paio di cartelle cliniche di pazienti deceduti nelle ore notturne. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino