«Salva-Napoli», l'ira dei magistrati contabili: «È soltanto un accanimento terapeutico»

«Salva-Napoli», l'ira dei magistrati contabili: «È soltanto un accanimento terapeutico»
«Non è opportuno avallare una situazione di accanimento terapeutico per i Comuni ormai in default. Procrastinare l'inevitabile dichiarazione di dissesto preclude...

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«Non è opportuno avallare una situazione di accanimento terapeutico per i Comuni ormai in default. Procrastinare l'inevitabile dichiarazione di dissesto preclude un effettivo risanamento». È durissimo il giudizio dell'Associazione Magistrati della Corte dei Conti, che comprende il 93% dei giudici erariali, sugli emendamenti sul predissesto, cosiddetti «Salva-Napoli» e «Salva-Catania», contenuti nel decreto Milleproroghe - approvato al Senato il 6 agosto e da convertire in legge alla Camera entro il 23 settembre - che darebbero agli enti la possibilità di riformulare il piano del predissesto e di non tenere conto delle pronunce della magistratura contabile per il 2018, in pratica vanificando i controlli della Corte dei Conti ai fini dell'eventuale dichiarazione del dissesto. Con un documento inviato anche al Parlamento, l'Associazione ha sollevato il sospetto di «dubbia costituzionalità» della sanatoria, perché contraria ai principi dell'equilibrio di bilancio - oltre a essere estranea all'oggetto del Milleproroghe - e ne ha chiesto lo «stralcio» in sede di conversione alla Camera. Sollecitando piuttosto «una modifica della norma del dissesto».

 
Nel mirino dell'associazione magistrati ci sono i commi 2-bis e 2-ter all'articolo 1 del Dl 91/2018 (il Milleproroghe), frutto di due emendamenti approvati in Senato a firma del grillino Ugo Grassi. Nella lettera inviata al Parlamento, l'Associazione «evidenzia le gravi conseguenze per la finanza pubblica» se il testo dovesse passare così com'è. «La questione - spiega Ermanno Granelli, presidente dell'associazione dei magistrati contabili - ci è stata posta da molti colleghi. Capiamo che c'è un interesse politico che i due emendamenti siano confermati in legge. Ma norme di questo genere non fanno altro che rimandare alle calende greche la resa dei conti, senza risolvere il problema. Di fronte all'accertamento del mancato raggiungimento degli obiettivi dei piani, da parte delle Sezioni di Controllo, come si può pensare di continuare a procedere? Tanto vale arrivare al dissesto, che ha una durata limitata nel tempo. È chiaro che se saranno approvate le norme le faremo rispettare. Ma non si può escludere che qualche collega possa sollevare una questione di costituzionalità».


Il Milleproroghe va a sanare, tra le altre, proprio la posizione del Comune di Napoli, che dal 2015 ha rilevato un nuovo aumento del disavanzo che oggi ammonta a 1,7 miliardi. A febbraio, poi, l'ente ha approvato un nuovo piano di riequilibrio che allunga i tempi per riassorbire il debito da 10 a 20 anni, durante i quali il Comune continuerà ad essere in predissesto e i cittadini a pagare le tasse al massimo. D'altra parte, i revisori dei conti in questi anni hanno evidenziato il ripetuto sforamento degli obiettivi del vecchio piano da parte del Comune, dalle riscossioni alla vendita delle case. Mentre la Corte dei Conti, quest'anno, ha rilevato con sentenza definitiva lo sforamento del patto di stabilità per il 2016. E sono in corso accertamenti sul rendiconto 2017. Il rischio crac è molto forte. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino