San Giorgio a Cremano, la confessione all’amante: «È vero, io rubo»

San Giorgio a Cremano, la confessione all’amante: «È vero, io rubo»
«E va beh, tu rubi...», dice lei al termine di una lunga conversazione. E lui, di rimando, mostra una buona dose di spavalderia: «Sì, rubo, e certo, che cosa mi importa a...

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«E va beh, tu rubi...», dice lei al termine di una lunga conversazione. E lui, di rimando, mostra una buona dose di spavalderia: «Sì, rubo, e certo, che cosa mi importa a me...». C’è anche questo nella misura cautelare sulla tangentopoli vesuviana, quella che fa tappa a San Giorgio a Cremano, culminata in arresti e perquisizioni a carico di politici, tecnici e imprenditori. Centrale, a leggere gli atti, la relazione tra Raffaele Peluso, responsabile del settore infrastrutture del Comune e la sua compagna Flavia Cozzolino.




Una conversazione datata 15 dicembre 2014, nella quale Peluso offre agli inquirenti quella che per il gip è una sorta di «esplicita ammissione» della propria condotta in quel presunto sistema di tangenti targato San Giorgio a Cremano. Intercettazioni che si aggiungono alle accuse firmate da Anna Maria Crescente, ex moglie di Peluso, ma anche a una serie di denunce e verbali di polizia raccolti in questi anni, destinati a svelare i torbidi della cittadina alle porte di Napoli. Non è un caso che agli atti spunta anche l’incendio appiccato all’auto di Anna Maria Crescente, avvenuto nel lontano febbraio del 2011, subito dopo la nomina dell’ex coniuge a capo delle infrastrutture: un rogo doloso, diranno i vigili del fuoco, segno dell’importanza del ruolo che sarebbe andato a ricoprire in relazione ad equilibri e presunti maneggi oggi al centro delle indagini. Ma torniamo alle intercettazioni tra Raffaele e Flavia, tra il «responsabile» e la stagista.



Offrono ammissioni esplicite, scrive il gip Cimma, come quando il capo delle infrastrutture (laureato agronomo) raccomanda alla compagna di «fare attenzione al tenore di vita manifestato, con particolare attenzione all’arredamento della casa di Portici», per non impressionare i propri parenti. I due parlano dell’acquisto di un divano da Ikea di 700 euro, discutono sull’acconto da lasciare.





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Il Mattino