A San Giorgio a Cremano il primo centro antiviolenza Lgbt del Vesuviano: «Nessuno è solo»

Antonello Sannino: Stiamo cercando di far partire anche altri centri a Caivano e Pomigliano

Dopo il primo centro antiviolenza e la casa alloggio per le donne maltrattate dell’area vesuviana, San Giorgio a Cremano si conferma città che guarda ai diritti di...

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Dopo il primo centro antiviolenza e la casa alloggio per le donne maltrattate dell’area vesuviana, San Giorgio a Cremano si conferma città che guarda ai diritti di tutti senza nessun tipo di discriminazione. Con tale spirito di inclusione sociale, a trecentosessanta gradi, questa mattina è stato inaugurato, negli spazi della settecentesca Villa Bruno, il primo centro antiviolenza Lgbt del Vesuviano. Un “Pride center”, realizzato con il finanziamento di quasi 100mila euro - concesso dall'ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali della presidenza del consiglio dei ministri – che offrirà supporto e protezione alle vittime di violenza e discriminazione ponendosi, contestualmente, l’obbiettivo di diffondere la cultura Lgbt + attraverso azioni volte allo sradicamento di comportamenti violenti e di pregiudizi omofobici.

Con la nascita della struttura di protezione, elaborata dall’amministrazione comunale insieme ad un gruppo di enti capeggiati da Pride Vesuvio Rainbow, San Giorgio a Cremano si delinea inoltre come il primo comune, tra i non capoluoghi di provincia, a comparire nell'elenco dei progetti ammessi all’apposito finanziamento.

Al taglio del nastro hanno presenziato, tra i vari, anche il primo cittadino sangiorgese, Giorgio Zinno, l’assessora alle Pari Opportunità, Simona D'Agostino, Antonello Sannino, promotore del Pride Vesuvio Rainbow e segretario del Comitato Arcigay Napoli Antinoo, il Coordinatore dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali), Mattia Peradotto, il Vicequestore Donatella Grassi e il Comandante della stazione dei Carabinieri di San Giorgio a Cremano, Maresciallo Maggiore Francesco Di Maio.

«Lavoriamo affinché possano essere rispettati i diritti di tutti – ha spiegato il sindaco vesuviano, Giorgio Zinno, a margine dell’inaugurazione del Pride center - costruendo, insieme alle forze dell’ordine, quelle che sono le strutture utili a dare risposte per i problemi dei nostri concittadini».

Il centro anti violenza avrà a diposizione un «telefono amico» (081 5654549), grazie alla reperibilità 24 ore su 24, di esperti in materia. Offrendo, a titolo gratuito, sportelli di supporto psicologico, legale, di orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa. In casi di emergenza la struttura proporrà anche un sostegno di prima accoglienza e protezione.

«Si cercherà – precisa Zinno - di venire in contro alle necessità di tutti coloro che ne avranno bisogno perché nessuno deve restare solo». A tale riguardo il centro offrirà, tra le sue attività, anche un supporto ai migranti, rifugiati e richiedenti asilo omosessuali, bisessuali, transessuali, transgender e gender non conforming provenienti da Paesi del mondo dove l’omosessualità o la transessualità sono, ancora oggi, considerati reato.

«Lo sportello è aperto a tutti – prosegue il sindaco vesuviano – a partire dalle scuole. Dalla possibilità del mondo scolastico locale di far veicolare le notizie per sostenere, fin da subito, gli adolescenti che dovessero trovarsi in difficoltà». Motivo per cui all’inaugurazione odierna sono stati invitati anche gli alunni del Liceo Scientifico Statale "Carlo Urbani". I giovanissimi, prima del taglio del nastro del centro, hanno avuto così occasione per dialogare con le autorità cittadine sul tema della violenza di genere.

«Questa città, vicina a Napoli – osserva Antonello Sannino, promotore del Pride Vesuvio Rainbow – ha sicuramente una tradizione diversa da quelle che sono le realtà dell’entroterra. Stiamo cercando di far partire anche altri centri nei comuni di Caivano e Pomigliano D’Arco, dove la situazione è più complessa, ed abbiamo già, come Pride Vesuvio Rainbow, uno sportello importante nel comune di Terzigno: lavoriamo molto sul territorio perché è da qui che arrivano le difficoltà maggiori».

Difficoltà che vanno combattute con un’arma ben chiara e precisa: quella della prevenzione. «È fondamentale – commenta il Coordinatore dell’Unar, Mattia Peradotto – per un elemento di valorizzazione di differenze che sia veramente foriero di una parità di trattamento. In tutta la Penisola c’è ancora un lavoro capillare e lungo da svolgere in tal senso. Quest’esperienza testimonia però che ci sono comunità allargate, anche fuori dalle grandi città, pronte a fare questo percorso che, confido, si continuerà a fare anche con tante comunità del Sud».

 

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Il Mattino