Tre colpi sferrati con la stampella nonostante il piede ingessato: i primi due schivati per un pelo dalla vittima e il terzo - dopo un tentativo di fuga dell'infermiere,...
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Rabbia, amarezza, avvilimento, i sentimenti con cui medici e infermieri, colleghi della vittima ma anche dipendenti di altre Asl e ospedali della città, hanno appreso ieri mattina la richiesta del pm. «Una notizia che ci ha fatto molto male - avverte Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso del polo pediatrico partenopeo, tra i protagonisti dell'assistenza alla piccola Noemi, scampata miracolosamente a una sparatoria di camorra - considerare irrilevante una lesione inflitta con un atto violento, e che comunque ha determinato inabilità al lavoro per quasi un mese, non può essere definita tenue in un paese civile. Il corpo contundente usato per offendere - aggiunge Tipo - non può, inoltre, essere definito un normale presidio per la deambulazione. Siamo profondamente amareggiati. Abbiamo paura che simili richieste - conclude il primario - possano aprire la strada ad atteggiamenti ancora più violenti verso il personale sanitario già quotidianamente vessato e umiliato». Il procedimento è per lesioni, il codice prevede pene severe ma, in questo caso, il pm rileva che «per le modalità della condotta e l'esiguità del danno o del pericolo, l'offesa sia di particolare tenuità».
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L'aggressione «fu originata - è scritto negli atti - dallo stato di estrema ansia dell'aggressore per le condizioni di salute della figlia di soli cinque anni, per la quale - in modo certo non ammissibile - chiedeva assistenza ai medici». Il bastone usato per provocare le lesioni «era utilizzato dall'indagato come ausilio alla deambulazione», riconoscendo lo status di incensurato e dunque non delinquente abituale. «Un messaggio distorto per quanti usano violenza nei luoghi di cura - sottolinea Ciro Carbone, presidente dell'Ordine degli infermieri di Napoli - è urgente l'approvazione della legge che inasprisce le pene». «Fate presto - invoca anche Silvestro Scotti, presidente dell'Ordine dei Medici di Napoli - questa notizia è come un pugno nello stomaco, ennesima dimostrazione di quanto sia urgente irrigidire le pene e dare ai sanitari lo status di pubblici ufficiali». «Oltre al danno anche la beffa - commenta Franco Ascolese, presidente dell'Ordine delle professioni sanitarie - mi chiedo se lo stesso metro di giudizio avrebbe riguardato altri operatori pubblici». «Già, oggi i camici bianchi svolgono un pubblico servizio, e per l'interruzione sono previste severe sanzioni» sostiene Ermanno Scognamiglio della Cimo di Napoli.
Dello stesso avviso Bruno Zuccarelli dell'Anaao, mentre Paolo Siani, parlamentare Pd, che insieme a Michela Rostan di Leu è firmatario di un progetto di legge che prevede lo status di pubblico ufficiale per i camici bianchi, ricorda come spesso, nella sua carriera di medico, sia stato dissuaso dalle forze dell'ordine a sporgere denuncia per evitare ritorsioni. «Siamo letteralmente stupefatti - conclude il consigliere regionale dei Verdi, Francesco Emilio Borrelli - che una frattura sia considerata un danno tenue. Non essere un delinquente abituale, ed essere in ansia, autorizza dunque a picchiare e provocare lesioni a un lavoratore».
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Il tema è stato affrontato proprio ieri anche dai direttori generali delle Asl in una tavola rotonda promossa da Doriana Bonavita, Giampiero Tipaldi e Attilio Maurano della Cisl, nell'ambito di un seminario sul disagio lavorativo. «La Cisl Napoli - avverte Tipaldi - mette e disposizione dei suoi iscritti lo sportello legale per garantire consulenze». «Servono norme ma anche strumenti e percorsi di educazione» - aggiunge Maurano. Intanto, il manager dell'Asl Na1, Ciro Verdoliva, annuncia che da gennaio sarà attivato un servizio di medici di guardia dedicato ai codici bianchi a bassa urgenza all'Ospedale del mare e sarà siglata una convenzione anche con il Santobono. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino