«Basta parole, vogliamo i documenti». È lo slogan che apre il corteo delle sardine nere a Napoli. Circa duecento migranti, la maggior parte proveniente...
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La manifestazione, organizzata dal movimento migranti e rifugiati a Napoli, è partita da piazza Garibaldi, ha attraversato le strade del centro storico, per arrivare alla sede della questura in via Medina. «Chiediamo al questore di sbloccare le nostre pratiche», è stato l’appello lanciato dalle sardine in protesta.
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Cartelli che richiamano la piazza Dante dello scorso sabato e bandiere di Potere al Popolo! hanno accompagnato la manifestazione, con l'obiettivo – hanno spiegato gli attivisti - «di dare voce a tutte quelle sardine che non sono potute scendere nelle piazze italiane di queste ultime settimane, perché considerate diverse dalle altre». Un piccolo momento di tensione si è registrato in via Monteoliveto, quando un uomo a bordo di uno scooter ha tentato di farsi strada tra la folla di manifestanti. Il conducente è stato subito allontanato dalle forze di polizia di Stato presenti sul posto.
«Oggi siamo in piazza per denunciare le gravi inadempienze e gli abusi che subiscono diverse persone nell'ufficio immigrazione – ha sottolineato Abdel El Mir, 29enne originario del Marocco, operatore dello sportello legale dell’Ex OPG Occupato - Je so’ Pazzo - Ci sono migranti che non hanno una rappresentanza consolare in Italia, e non possono avere un passaporto». Requisito, quest’ultimo, che però la questura ritiene indispensabile per il rinnovo o l’avvio della procedura del permesso di soggiorno, e che tiene bloccati gli stranieri in un limbo giuridico per mesi interi.
Altra nota dolente è la formalizzazione della richiesta di protezione internazionale in permesso di soggiorno per lavoro. L’ingranaggio burocratico infatti prevede un altro ostacolo: un sistema telematico che accoglie solo 50 prenotazioni online a settimana. Cifra che non consente di coprire tutte le richieste, lasciandole disattese per un periodo di tempo che supera i 6 mesi.
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A fare da corollario, poi, le centinaia di procedure che ancora vengono esaminate sulla base del decreto sicurezza, la cosiddetta legge Salvini. «Molte delle persone arrivate in Italia prima dell’entrata in vigore del decreto – ha evidenziato Abdel El Mir - sono state giudicate in base alla nuova normativa, che ha abrogato la protezione umanitaria». Legge che secondo la Corte di Cassazione, che si è espressa in merito lo scorso novembre, non può essere applicata in maniera retroattiva.
Delle 5.000 persone che lo sportello legale dell’Ex OPG ha assistito a Napoli, però, circa il 70% si trova in questa condizione. «Noi chiediamo dunque alle commissioni di Napoli e di tutta Italia di riesaminare le procedure della richiesta di protezione internazionale con la vecchia legge». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino