Covid, si punta sugli aptameri: la ricerca per bloccare le varianti

Gerolama Condorelli
Un team internazionale di scienziati di varie discipline, composto anche da alcuni ricercatori e studiosi campani, utilizzando un “super-computer”, è...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Un team internazionale di scienziati di varie discipline, composto anche da alcuni ricercatori e studiosi campani, utilizzando un “super-computer”, è riuscito a isolare aptameri (particolari molecole) in grado di legare in modo selettivo la proteina Spike del Sars-CoV-2 e pertanto capaci di bloccare la chiave che consente al virus di aprire la porta d’ingresso nelle cellule da infettare. 

Gli aptameri sono molecole sintetiche che, a differenza degli anticorpi naturali e di sintesi costituiti da proteine, sono costituite da corti filamenti di Dna o Rna capaci di legare allo stesso modo uno specifico bersaglio biologico (proteina, virus, cellula), alterandone le caratteristiche strutturali e funzionali. Possono essere rapidamente modificati nella loro struttura tridimensionale in risposta alla comparsa di mutazioni nel target, come è avvenuto più volte nel caso della proteina Spike dallo scoppio della pandemia. La modifica si ottiene cambiando la sequenza delle basi azotate che compongono tali filamenti sotto la guida di un super computer. 

Il lavoro congiunto è stato concluso da ricercatori e scienziati provenienti da Russia, Finlandia, Cina, Taiwan, Stati Uniti, Giappone, Corea del Sud, Canada e Italia e ha permesso di affrontare efficacemente la necessità di individuare strumenti di contrasto alle continue mutazioni del virus grazie alle competenze complementari dei componenti di un team che si avvale di virologi, biologi, chimici, matematici e fisici.

Il gruppo internazionale è coordinato dalla professoressa Anna Kichkailo Zamay, che lavora presso il Centro scientifico federale dell'Accademia russa delle scienze, nell'ambito del progetto "The good Hope Net". E, tra i ricercatori italiani hanno partecipato allo studio, ci sono docenti dell’Università Federico II come le professoresse Gerolama Condorelli e Giorgia Oliviero del Dipartimento di Medicina molecolare e Biotecnologie mediche e il professore Nicola Borbone del Dipartimento di Farmacia, ma anche ricercatori del Cnr come Vittorio de Franciscis. «Una delle più evidenti carenze nel contrasto della pandemia da Sars-CoV2 - avverte Gerolama Condorelli - è la mancanza di tecnologie adeguate allo sviluppo rapido di molecole per la diagnostica e la terapia che siano anche velocemente adattabili alla rapida insorgenza di nuove varianti o ceppi del virus». 

Il risultato più importante dello studio, recentemente pubblicato su Chemistry-A European Journal, è stato la messa a punto di un’innovativa metodologia per la scoperta razionale di nuovi aptameri, chiamata Sibdd (Structure and Interaction Based Drug Design), basata sulla conoscenza delle caratteristiche strutturali del bersaglio, sulla predizione della sequenza dei potenziali aptameri e sullo studio delle interazioni aptamero-bersaglio mediante raffinate  metodiche di analisi chimico-fisiche e biochimiche». Conclude: «Il vantaggio di questa metodologia consiste nello sfruttare la potenza del supercomputer per selezionare rapidamente altre molecole bloccanti nuove varianti del virus responsabile del Covid-19 o di eventuali nuovi virus e quindi essere rapidi 


nell’affrontare potenziali nuove diffusioni di varianti del virus».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino