Lino è stanco di sentirsi al centro di una polemica partita da Scampia e finita oltre i confini cittadini. È stanco di sentirsi puntare il dito addosso soltanto...
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«Non c'è nulla di male in quel taglio di capelli, che riprende la cultura africana - spiega la mamma di Lino - Non capisco perché si è fatta una polemica sul fatto che al suo compleanno abbiamo deciso di regalargli le treccine. Non credo che i soldi ce li abbia dati la preside, tantomeno la scuola. È stata una sua richiesta e l'abbiamo esaudita, tutto qui». La mamma ci tiene a far sapere: «Non si tratta di un passo indietro perché pensiamo di avere sbagliato, ma perché non voglio che a mio figlio venga negata l'istruzione e soprattutto resti sotto i riflettori di una vicenda che per me ha dell'assurdo. Per entrare a scuola bisogna tagliare le treccine? Bene, le taglieremo. Ma non vorrei che per questo si desse una coppa alla dirigente scolastica. Intanto ci tengo a dire che in quattro giorni non ho ancora avuto modo di confrontarmi con lei, spero di riuscirci domani mattina (oggi, ndr)».
Lino, 13 anni, è un ragazzo nato e cresciuto a Scampia, un quartiere difficile ma che vive anche di gravi pregiudizi. Un bambino come un altro, che spera un giorno di riuscire a realizzare i propri desideri. Lino da grande vuole diventare un ingegnere aerospaziale: «Da quando è piccolino ha sempre detto questo» racconta Carla, con quel sorriso di una madre che spera di vedere suo figlio sul tetto del mondo. Ama suonare il pianoforte e pratica sport, ma non il calcio, come molti dei ragazzini delle periferie napoletane. Lino ha preferito la kickboxing, disciplina di arti marziali molto rigorosa. «È un ragazzo che va a scuola, che un giorno fa i capricci perché non ha voglia e un giorno porta a casa dei risultati brillantissimi - rimarca Carla - Niente di più e niente di meno della maggioranza dei ragazzi della sua età». L'anno scorso è stato bocciato e quest'anno è stato inserito in una masterclass, che gli darà la possibilità di accedere ugualmente all'esame di terza media.
Una sorta di due anni in uno. «È il più grande di tre fratelli: ha una sorellina e un fratellino più piccoli, ai quali è molto legato. Lino ha percepito la grancassa mediatica del caso che lo ha visto protagonista ed ha deciso alla fine di tagliare le treccine». «Quello che contesto alla preside non è il regolamento - aggiunge - ma il modo in cui siamo stati trattati, ci hanno definito ignoranti solo per delle treccine blu. Qualcuno ha provato a capovolgere la storia, ma la verità è tutta qui. Alla fine è diventato un discorso culturale. Hai permesso a tuo figlio di farsi le treccine blu? Sei un'ignorante. Ed è questo che a me non va proprio giù».
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Il Mattino