Scampia, l'officina «Gelsomina Verde» a rischio chiusura

Scampia, l'officina «Gelsomina Verde» a rischio chiusura
«Il Comune si prenda la responsabilità politica di trovare una soluzione. Dopo cinque tavoli tecnici la volontà non basta più, ora serve un atto di...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
«Il Comune si prenda la responsabilità politica di trovare una soluzione. Dopo cinque tavoli tecnici la volontà non basta più, ora serve un atto di coraggio». Ciro Corona è il coordinatore dell'Officina delle Culture di Scampia che, inaugurata nel luglio 2015, porta il nome di Gelsomina Verde, vittima della faida di Scampia. Una struttura che è divenuta simbolo di «economia sociale», come sottolinea Ciro, ed è sorta sulle ceneri di una vecchia scuola abbandonata in via Ghisleri, Lotto P5. Oggi, al posto di stanzoni grigi dove si andavano a rifugiare tossici e pusher, ci sono locali rinnovati e resi fruibili per il quartiere. E a parlare sono i numeri: 13 realtà associative, 11 detenuti che insegnano ai ragazzi a lavorare il legno, 188 mamme che fanno corsi di pilates, 30 papà che si dedicano al fitness, 55 bambini delle Vele che fanno doposcuola e 12 minori stranieri non accompagnati della comunità alloggio. Un mondo a parte che rappresenta «una scommessa vinta per Scampia», ma che rischia di chiudere per sempre. E il motivo sta tutto in una sorta di «pasticcio amministrativo».

 
In pratica il contratto con il Comune, che ha affidato la struttura in comodato d'uso gratuito all'associazione (R)esistenza Anticamorra nel 2013, scade a dicembre. Ma per ragioni burocratiche rischia di non poter essere rinnovato. Con la ricapitalizzazione, infatti, la sede è passata ad Asìa, che dovrebbe utilizzarla o trarne profitto. E per risolvere l'impasse burocratica bisognerebbe restituire l'immobile a Palazzo San Giacomo, trasferendo alla municipalizzata un altro bene. «Abbiamo speso circa 200mila euro - spiega Corona - per ristrutturare l'immobile grazie ai finanziamenti di Fondazioni, agli utili del bene confiscato Amato Lamberti di Chiaiano e alle attività dell'associazione. E ora, dopo tanti sacrifici, rischiamo di perderlo? Crediamo alla buona fede dell'amministrazione comunale, ma deve tirarci fuori da questa intricata matassa. Da quando abbiamo scoperto che la proprietà è passata all'Asìa non abbiamo potuto completare i lavori. In particolare è rimasta un'ala dove, grazie alla Fondazione Pavesi, avremmo voluto creare una palestra di karatè, ma gli 80mila euro messi a disposizione sono bloccati».


Laboratori di falegnameria, fotografia, scuola di musica, clownterapia, biblioteca con sala lettura, un polo artigianale per la lavorazione di ferro, rame, ottone, cornici, plexiglass e un campo di calcetto dove giocano i bimbi delle Case dei Puffi. Questo e tanto altro c'è nell'Officina delle Culture, nata con l'obiettivo di offrire un'alternativa ai minori ma anche ai detenuti che hanno misure non restrittive. Gestita da (R)esistenza Anticamorra con altre associazioni, la struttura sorge nell'ex succursale dell'Ipsia di Miano, che negli ultimi anni era stata utilizzata come arsenale dei clan e ricovero dei tossicodipendenti. Grazie a una rete territoriale e a 700 volontari da tutta Italia la vecchia scuola era rinata per offrire opportunità e dare accoglienza. Opportunità che tra poco potrebbero non esserci più. Ma a dare garanzie sul futuro dal Comune è l'assessore al Patrimonio Ciro Borriello: «Mettere insieme più enti, più servizi è sempre molto complesso, ma è una missione e soprattutto un obbligo morale per chi sta dando tanto al quartiere come queste associazioni. Va detto però - precisa - che è una situazione di estrema difficoltà con la Corte dei Conti che osserva in maniera analitica ogni atto che facciamo». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino