Di questo anno scolastico, così strano, anomalo e complicato, i più penalizzati sono stati gli alunni delle primarie. Non gli resterà nemmeno una foto...
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«C'è stata una campanella di inizio e ci sarà una campanella di fine anno scolastico. Suona da lontano e si sentirà poco. Questo accadrà perché in mezzo c'è stata una campanella che era un segnale d'allarme, che ha portato paura, preoccupazione e, in qualche caso, panico» commenta il dirigente Guglielmo Rispoli dell'Ic Massimo Troisi. «Da fine febbraio a oggi è iniziata un'interruzione che ha lasciato in sospeso le cose più importanti: il contatto visivo, le mani, le voci, i ricordi, gli affetti. La scuola è dentro la vita e la vita, da sempre, è dentro la scuola. E quest'anno è mancata proprio la vita, la socialità». Per il preside «quest'anno che si chiude entrerà nella storia emotiva degli studenti. Nessuno ricorderà il disegno, il tema o la ricerca, ma la vita che non c'è stata. Quella stessa vita che, speriamo, a settembre ricomincerà con gioie e dolori di un luogo imperfetto: la scuola di tutti e di ciascuno».
«L'ultimo giorno di scuola sarà surreale e strano, come lo è stato metà anno scolastico del resto» racconta Gaia P., 15 anni che frequenta il secondo anno al liceo Mercalli. «Mi mancheranno tante cose, come l'uscita di corsa e i gavettoni. Quest'anno ci diremo arrivederci all'anno prossimo attraverso uno schermo e poi più nulla. Sarebbe stato bello poter trascorrere almeno quell'ultimo giorno insieme, perché di quest'anno non voglio ricordare le ore trascorse avanti al computer ma i sorrisi dei miei compagni di classe e la soddisfazione dipinta sui volti dei docenti, che ci sono stati molto vicino in questi mesi durissimi. Spero solo che a settembre non ci riproporranno la Dad perché non è stato affatto facile capire certe lezioni con la connessione discontinua e le voci a scatti». Un'opinione condivisa da Leone C., 17 anni e studente del liceo Genovesi. «Questi ultimi giorni di scuola hanno un sapore dolceamaro» esclama. «La scuola - prosegue - non è solo competenza e informazione, ma rapporto, relazioni tra studenti e insegnanti, cosa che non è possibile se non in presenza. La scuola ha bisogno di aule, corridoi, parole, non degli schermi. Dal primo all'ultimo giorno». Un concetto ribadito da Roberta Moscarelli di Rete Scuola che chiede «un incontro urgente con Regione Campania e Ufficio scolastico regionale affinché si pronuncino chiaramente sulla richiesta da parte di insegnanti, genitori e studenti di poter svolgere una giornata finale in presenza, nel rispetto di tutte le cautele necessarie, in un parco o in una piazza della città. Un momento di saluto finale fondamentale soprattutto per le ultime classi di ciascun ciclo che si possa svolgere il 6 giugno, oppure qualche giorno dopo, basta che si faccia».
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Il Mattino