Una scuola a cielo aperto con laboratori didattici di arte, pittura, lettura, architettura, lingue e perfino rugby. Uniti dallo slogan Usciamo dagli sche(r)mi bambine, bambini,...
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«L'idea è quella di provare a cominciare a immaginare insieme una scuola diffusa attraverso tante piccole attività di apprendimento ludico - ha spiegato Roberta Moscarelli della rete scuole e bambini nell’emergenza Covid-19 - siamo per la didattica in presenza a settembre, ma anche anche dell'idea che questa sia un’opportunità per rivedere il paradigma. Questa emergenza ha fatto da lente di ingrandimento su tanti limiti rispetto all'inclusività del sistema».
«Se c'è la possibilità di mettere in sicurezza le aziende lo si può fare tranquillamente anche con le scuole?», si è domandata invece Monica Capo, insegnante di scuola primaria e portavoce del movimento Teachers for future Italia. Per la docente «la didattica a distanza ha dimostrato tutti i suoi limiti, i bambini disabili, gli stranieri e quelli in condizioni economiche più disagiate ad esempio sono completamente scomparsi dal panorama educativo».
Una constatazione che ha spinto il movimento a chiedere lala ministra Azzolina di non utilizzare il metodo di giudizio che prevede un voto numerico «ma non siamo stati ascoltati e ci troviamo a valutare bambini che hanno condizioni di partenza completamente differenti, è un'ingiustizia sociale».
Una disparità che si riscontra soprattutto nell’ accesso a mezzi digitali, che non è uguale in ogni famiglia. «Ci sono nuclei familiari dotati di strumenti tecnologici, banda e fibra e altre che invece non hanno queste possibilità – ha commentato una mamma – i bambini inoltre non sono autonomi, e hanno bisogno di un genitore che si presta a seguirli spesso rinunciando, quando può, al lavoro». In piazza anche il sindacato Cobas scuola e alcuni esponenti di Potere al popolo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino