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Il nuovo decreto varato dal governo Draghi riapre le scuole. Dal 7 al 30 aprile (ma già si parla di proroghe fino a giugno) si torna in presenza: nelle zone arancioni per ogni ordine e grado tranne che per la capienza delle aule delle superiori che dovrà essere compresa tra minimo 50 e massimo 75 per cento (il resto farà didattica digitale integrata in sincrono); nelle zone rosse invece la presenza coinvolge gli alunni fino alla prima media e si manterrà la Dad dalla seconda media in poi. Se la Campania torna in zona arancione martedì come si ipotizza, torneranno in presenza circa 694mila studenti, mentre 155mila delle superiori si alterneranno tra casa e aula. Assai soddisfatta per le decisioni del governo Draghi è l'assessore regionale Lucia Fortini, poiché «la riapertura anche in zona Rossa è frutto di valutazioni accurate, prese in sintonia con le Regioni».
Assessore Fortini, dal 7 aprile la Campania riparte dalle scuole?
«Riprendiamo una normalità molto attesa, perché ci sono le condizioni per farlo».
Questa pianificazione la convince?
«Certo, ci siamo confrontati spesso in queste settimane con il ministro Bianchi e, oltre a un dialogo sempre costruttivo e cordiale, abbiamo trovato una sensibilità tale da garantirci, nell'ipotesi che i contagi risalgano vertiginosamente e ci siano timori di una nuova fase critica della pandemia, la chiusura della didattica in presenza immediata, proprio come hanno già fatto.
Quello precedente non si assumeva le stesse responsabilità quando aprì le scuole e la Regione emise ordinanze di sospensione, cosa che non potrà più fare con il nuovo decreto Draghi?
«L'ex ministro Azzolina non ascoltava le proposte delle Regioni, non c'era dialogo, confronto. La riapertura era a ogni costo e questo non può andare bene se ci si trova in pieno picco pandemico. Quel a ogni costo non era coerente con quanto accadeva nel Paese, ma erano opinioni precostituite. Stavolta le condizioni sono diverse, dietro al decreto di aprile ci sono valutazioni precise di cui siamo messi a conoscenza e ci siamo confrontati».
Non teme impennata di contagi con 694mila studenti tutti in aula?
«Credo che debbano essere chiare due cose. La prima è che rientriamo in aula con quasi la totalità del personale scolastico vaccinato, stanno per partire anche le seconde dosi, e questo ci rasserena non poco. Poi c'è il fattore climatico: il virus già lo scorso anno ha mostrato di essere meno aggressivo con l'arrivo del caldo, e anche questo ci tranquillizza. Le scuole riaprono in condizioni totalmente differenti da ottobre e gennaio, ma se ci fossero problemi il ministro Bianchi interverrà immediatamente. Tuttavia, anche se la scuola torna in presenza non deve mancare quell'attenzione mantenuta finora: mascherina, igiene, contatti promiscui da evitare».
Il ministro ha anche annunciato progetti con la fine dell'anno scolastico.
«Oggi pomeriggio (ieri, ndr) in Ministero c'è stato incontro, e si è discusso dei 150 milioni del decreto Rilancio e di un progetto nazionale da realizzare dal 15 giugno a 15 settembre. Bianchi non ha mai avuto intenzione di posticipare la chiusura dell'anno scolastico, ma offrire occasioni per riallacciare contatti sociali e inclusivi che per la pandemia si sono dovuti ridurre. Senza demonizzare la Dad, ha compreso che da due anni ci sono più difficoltà e ha deciso di darci più risorse. La settimana prossima ci sarà la bozza di un documento, e le scuole lavoreranno insieme a operatori del terzo settore per offrire attività sulla scia di Scuola al Centro e Scuola Viva». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino