«Già una volta la camorra si è appropriata delle piscine, adesso con poche migliaia di euro ci stanno riuscendo alcuni imprenditori». Insieme alla...
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Ora i due si stanno difendendo in un processo da queste accuse, ma quel che resta è il «vuoto» lasciato dalla chiusura della struttura. A gestirla con un ex ristorante, poi un bar, ora tutto chiuso si sono avvicendate varie società e associazioni. Negli anni 80, la camorra era diventata la «padrona» del complesso, come raccontano i Giordano, con il gestore che «sotto minaccia ha condotto l'attività a nome di un nostro parente, finché non fu ucciso in un agguato». Dopo, tra alti e bassi, l'attività è andata avanti, con la piscina semiolimpionica che aveva cominciato ad attirare nuovamente sportivi, toccando i 300 iscritti. Fino ai sigilli e alle beghe giudiziarie, che riguardano in particolare le quote societarie della proprietà dei terreni. «Nel corso degli anni stavamo ripagando i vari soci, poi racconta Angelo problemi economici dei miei genitori ci hanno fatto ripiombare indietro di vent'anni, con qualche cattivo consiglio dei nostri ex avvocati e commercialisti che ci hanno fatto perdere quasi tutto per poche decine di migliaia di euro, nonostante avessimo investito oltre un milione negli anni».
Tra cause, ricorsi e accordi «non rispettati», ora i Giordano si trovano solo il 12% delle quote. «Temiamo sia iniziato un nuovo assalto alle piscine, stavolta non della camorra ma degli imprenditori, a suon di sentenze che riteniamo ingiuste». La struttura resta chiusa. «Mancherebbe un solo permesso per aprire, ma ci viene negato dagli uffici comunali gragnanesi, senza alcuna spiegazione. Gli abusi edilizi sono stati sanati assicura Angelo Giordano due anni fa abbiamo investito ulteriori 300mila euro per la ristrutturazione della piscina». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino