Saranno ascoltati come potenziali testimoni del sexgate a Giurisprudenza. Potrebbero essere infatti convocati almeno cinque docenti che vengono tirati in ballo - ovviamente in...
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Raggiunto dal Mattino, Angelo Scala si dice convinto di dimostrare la propria estraneità alle accuse, a partire da una premessa: «Non ho mai regalato esami in cambio di sesso; non ho mai raccomandato alunni ad altri colleghi. Chiacchiere a parte, riuscirò a dimostrare la correttezza della mia condotta». Eppure, la storia delle presunte raccomandazioni si trasforma in un vero e proprio capo di imputazione, agli occhi del gip Simona Cangiano, a proposito dei rapporti tra Scala e una sua alunna. Preoccupata per la difficoltà ad andare avanti negli studi, angosciata dai genitori che le chiedono quando finirà il corso di laurea, la studentessa si rivolge al professore Scala. Conversazioni in parte filmate - grazie alla microcamera nella stanza del prof al settimo piano di via Porta di Massa -, in parte intercettate, che spingono il giudice a parlare di «disponibilità» da parte del docente a intercedere presso alcuni suoi colleghi titolari di cattedre. E si fa esplicito riferimento ad altre cattedre di Giurisprudenza, in una triangolazione che - almeno per il momento - è rimasta ferma al semplice dialogo tra due soggetti più o meno complici. Sono cinque le cattedre interessate dal ragionamento del professore Scala con alcuni suoi alunni, che rappresentano un pezzo importante del cammino universitario di qualsiasi matricola. Inchiesta condotta dai pm Francesco Raffaele e Henry John Woodcock, sotto il coordinamento del procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio, si attendono gli esiti dell'interrogatorio di Scala. Difeso dal penalista Claudio Botti, il docente si prepara al confronto con il giudice, sul «ci penso io» rivolto agli alunni meritevoli di un «27 di stima» o di un voto «omnibus». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino