“Settimana della cultura d'impresa”, gli industriali incontrano la scuola

La tavola rotonda a Palazzo Partanna
Anche la sostenibilità deve essere sostenibile, economicamente e socialmente: ne sono convinti i relatori dell’incontro “L’impresa come...

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Anche la sostenibilità deve essere sostenibile, economicamente e socialmente: ne sono convinti i relatori dell’incontro “L’impresa come comunità” che si è tenuto ieri all’Unione industriali di Napoli, nell’ambito della ventiduesima “Settimana della cultura d’impresa” promossa da Confindustria e Museimpresa. Nel corso dell’evento, numerose associazioni territoriali del sistema di Viale Astronomia, in collegamento streaming con Roma, hanno illustrato le loro iniziative di promozione della cultura d’impresa.

A Napoli si è scelto di coinvolgere tre scuole, che hanno presentato progetti sulla sostenibilità ambientale. «Ogni territoriale ha interpretato questa Settimana a modo proprio: noi abbiamo privilegiato i vostri progetti perché potreste essere gli imprenditori del domani» spiega agli studenti, riuniti nella Sala D’Amato, Maria Luisa Faraone Mennella (presidente della sezione Industria Culturale e Creativa dell’Unione industriali), che poi parla della necessità di perseguire una sostenibilità «pragmatica»: «La transizione ecologica – afferma - non può essere realizzata nei tempi fissati dalla Ue. Una cosa è tendere, un’altra è realizzare un obiettivo. Bisogna sempre tener conto dei grandi costi che ricadono non solo sulle aziende ma su tutta la collettività. L’Europa fissa norme troppo di dettaglio – dice - e non lascia la neutralità tecnologica, cioè la possibilità per gli Stati e per le imprese di decidere in che modo raggiungere gli obiettivi fissati».

La preoccupazione è che un’impostazione eccessivamente ideologica sul tema green determini la crisi di interi sistemi industriali e la perdita di numerosi posti di lavoro. Anche perché l’Europa sta già facendo tanto, rispetto ad altre aree del mondo: «Produciamo un terzo del Pil mondiale ma meno dell’8% delle emissioni nocive», sottolinea. Un’impostazione condivisa anche da Antimo Caputo, amministratore delegato di Mulino Caputo e testimonial del video “L’Anima dell’Impresa” del regista Riccardo Festinese, di cui è stato mostrato un trailer nel corso dell’incontro. «Il compito di un’azienda è innanzitutto creare valore, per sé e per gli altri, a cominciare dai dipendenti, che sono parte di una comunità. Il profitto, quindi, non è un fine ma è il mezzo per realizzare il proprio sogno, il proprio prodotto. Ad esempio, noi lavoriamo per fare in modo che la nostra farina serva per realizzare la miglior pizza possibile, un buon dolce» dice, e poi aggiunge: «Oggi si parla di sostenibilità facendo riferimento solo a quella ambientale. La mia azienda la persegue ovviamente in tanti modi, dall’impianto fotovoltaico all’impacchettamento fatto interamente di carta riciclata, ma il problema è molto più complesso. Far arrivare un prodotto su uno scaffale – spiega - non è una cosa facile, servono tanti elementi, a cominciare dalla qualità e dal prezzo giusti. Conta, quindi, innanzitutto la sostenibilità economica: perché se questa non c’è, non esiste l’impresa».

E le normative, secondo Caputo, incidono sulla vita delle imprese ma ad essere determinante, afferma, «è sempre il mercato: sono i consumatori, con i loro comportamenti, con le scelte consapevoli, a dare indicazioni anche alle imprese su come devono muoversi». Per quanto riguarda i progetti presentati, i ragazzi del liceo classico Publio Virgilio Marone di Meta di Sorrento hanno parlato della loro esperienza con la Msc, grazie alla quale hanno studiato come si organizza l’accoglienza degli ospiti a bordo delle navi e hanno appreso l’intenzione della società armatoriale di creare, entro il 2050, una flotta composta interamente da navi green ad emissioni zero. Gli studenti del liceo scientifico Severi di Castellammare di Stabia, invece, hanno illustrato la creazione di una app che, scansionando i codici di prodotti su uno scaffale del supermercato, è capace di dare informazioni sul loro impatto ambientale. Un modo per dare sempre più informazioni per un consumo consapevole. I ragazzi dell’Istituto tecnico Marconi di Torre Annunziata, infine, hanno utilizzato la domotica per ridurre il consumo energetico, attraverso sensori che, valutando la luce e la temperatura esterna, stabiliscono la giusta illuminazione e temperatura di ambienti interni.

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Il Mattino