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NAPOLI - La lesività del compressore poteva essere letale, con una pressione tra gli 8 e i 12 bar l’impatto nel corpo è stato devastante. Come un’esplosione. «Vincenzo è vivo per miracolo» hanno ribadito in aula i due chirurghi citati come testimoni al processo sull’orrore di Pianura. Hanno raccontato in che condizioni il 14enne arrivò in ospedale, la gravità delle lesioni interne, i rischi per la sua salute e quella vita appesa a un filo nelle ore immediatamente successive ai soccorsi, e poi le conseguenze e i segni permanenti dell’assurda aggressione e la necessità di un ulteriore nuovo intervento chirurgico a cui il ragazzo dovrà sottoporsi.
Aula 415, undicesima sezione penale. L’udienza è a porte chiuse vista la delicatezza del caso. Si celebra il processo per le sevizie subite dal ragazzino di 14 anni in un autolavaggio a Pianura. Vincenzo, la vittima, è presente in aula. Il suo sguardo incrocia qualche volta quello dell’altro Vincenzo, Iacolare, il 26enne accusato di violenza sessuale e tentato omicidio. Anche l’imputato è presente e viene ascoltato nel corso dell’udienza: racconta la sua versione rispondendo alle domande del pm Fabio De Cristofaro e del giudice Luigi Buono, presidente del collegio. Con la mente torna a ottobre scorso.
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