Un boato improvviso, come quello di un petardo, una fiammata e un bruciore lancinante al fianco che l'ha indotta a saltare dal dolore. In un primo momento non ha capito cosa...
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«I nostri controlli sulla produzione e la vendita di sigarette elettroniche - dice il tenente colonnello Gennaro Tiano, comandante dei Nas di Napoli - si concentrano più sui liquidi che potrebbero nuocere alla salute e sulle certificazioni, sul marchio Ce. Le normative sui controlli fanno capo al ministero della Salute e sarebbe opportuna una regolamentazione anche sui dispositivi. Tuttavia, è opportuno denunciare questi casi singoli perché si può intervenire e bloccare la commercializzazione della partita da cui proviene questa sigaretta che potrebbe essere tutta difettosa». Ma come mai le sigarette elettroniche possono esplodere? Lo spiega Michele Brunazzo, Ceo di General Design Srl di Torino, responsabile di Steelabs, brand internazionale di componentistica per sigaretta elettronica. «Ci sono due casi in cui le batterie al litio - dice Brunazzo - possono sfiatare: in caso la cella subisca un corto circuito, accidentalmente, in tasca o all'interno di device progettati male, oppure per utilizzo improprio, quando alla batteria è richiesta molta più energia di quella per cui è stata prodotta. Non si parla però di esplosione fintanto che il gas emesso (caldo e infiammabile) ha la possibilità di sfogare la pressione. Le batterie possono andare in corto anche in tasca, se vanno a contatto con chiavi o monete, specie quando la pellicola protettiva è mancante o rovinata. Se un dispositivo è ben congegnato - assicura Brunazzo - non ci sono rischi, anche se è progettato in Cina, o di basso costo. Spesso ciò che crea problemi è il fai da te, l'acquisto online di device di cui non si hanno le competenze di utilizzo appropriate, la tendenza a costruirsi da soli le sigarette e soprattutto la cattiva manutenzione». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino