Dall'esito delle regionali dipenderà il destino politico di Napoli. Il dialogo tra Pd e M5S, impraticabile alla Regione per la presenza del governatore uscente Vincenzo...
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LE PRIORITÀ
«Ci vogliono servizi di alta qualità, cultura, innovazione, per la città che dovrà diventare - ha aggiunto Fico - però non lo diventa con una persona, ma con un progetto, con persone che si mettono a tavolino a ragionare insieme alla città seriamente, non facendo giochi di palazzo, o di qualcuno che pensa di imporre candidati: Napoli merita un lavoro e un laboratorio - ha concluso - molto alto, e di grande qualità». Il termine laboratorio apre appunto al dialogo tra forze politiche diverse, a partire da Pd e M5S alleati al Governo ma nemici in Regione. Del resto, a reclamare una convergenza alle prossime comunali è stato lo stesso Luigi Di Maio, ex capo politico del Movimento che sta provando a rientrare in campo in prima linea. Per le prossime amministrative di Napoli nel 2021 servono «persone che si mettono a tavolino a ragionare insieme alla città seriamente, non facendo giochi di palazzo o con qualcuno che pensa di imporre candidati», ha ribadito Fico. Il ruolo del Comune partenopeo è strategico, si può cominciare a ragionare dal 22 settembre in poi - in base ai risultati delle regionali, al peso del Pd, delle civiche deluchiane e dello stesso Movimento - della costruzione di un campo largo.
L'AFFONDO
«Credo che il Pd abbia perso una grande occasione per partecipare a questo futuro nuovo, alla costruzione di un futuro nuovo per la Campania», ha sottolineato Ciarambino, ricordando che per la Regione lei aveva compiuto un passo indietro per favorire un accordo che superasse De Luca. «A febbraio ho lanciato la proposta di un nome di grandissimo valore come Sergio Costa, capace di unire anche sensibilità diverse. Ho proposto a tutte le forze sane, politiche e civiche della regione di unirsi in un progetto di rinascita e di rinnovamento della classe politiche - ha aggiunto - Le alleanze devono servire a costruire progetti di valore. Dove ci sono le condizioni lo si fa. Altrimenti si tratta di alleanze finalizzate solo a consolidare un sistema di potere come sta succedendo in Campania dove nell'accozzaglia di De Luca ma anche di Caldoro c'è dentro tutto e il contrario di tutto, fascisti, imputati, il peggio della vecchia politica e dei tangentisti, non credo che con questo si possa costruire un futuro nuovo per la Campania». Il problema, insomma, era De Luca. Al Comune, tra un anno, chi avrà voce in capitolo per scegliere il candidato sindaco? Molto dipenderà da queste regionali, che sembrano più un sondaggio tra i partiti per le future amministrative che la sfida per il governo della Campania. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino