Con il nonno-eroe deceduto domenica a Castel Volturno sono già quattro i morti per annegamento registrati dall'inizio dell'estate lungo il litorale campano. Un...
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Gli uomini dell'ammiraglio Arturo Faraone, direttore marittimo della Campania, che hanno sotto controllo tutta la fascia costiera della regione, insistono molto sul rispetto della bandiera rossa. Nelle ordinanze che si emettono proprio per regolare «Mare Sicuro» si fa preciso riferimento alla necessità di apporre segnali ben visibili sia da parte dei gestori di stabilimenti balneari, sia da parte dei Comuni o di altri enti territoriali in caso di spiagge libere. «Non a caso - spiega il comandante Renato Zurlo, capo del servizio Operazioni della Capitaneria di Porto di Napoli - ogni anno nostre pattuglie nella fase di preparazione primaverile percorrono tutta la costa insieme a incaricati degli uffici tecnici dei Comuni per far istallare i cartelli di pericolo in zone non controllate. È un'attività di prevenzione che segnala ai bagnanti che si trovano in zone dove non troveranno soccorsi rapidi in caso di emergenza». La bandiera rossa viene issata dall'addetto al salvamento che ben conosce la zona e i pericoli che si creano quando soffiano particolari venti o la risacca risulta particolarmente insidiosa. Non ci sono criteri oggettivi: un determinato vento può richiedere la bandiera rossa in un punto e non in un altro a poca distanza. La decisione, normalmente, viene presa valutando che tra i bagnanti possono esserci bambini o persone anziane. Altro elemento determinante è il tipo di accesso al mare, spiaggia, ghiaia, roccia. È evidente che anche questo fattore incide sulla decisione.
Il linguaggio tecnico li definisce «assistenti ai bagnanti» o «addetti al salvamento»: nella pratica sono i bagnini. Per avere l'abilitazione a svolgere questo lavoro devono ottenere una apposita licenza. Nuoto, primo soccorso, condizioni meteo, venti, correnti: i corsi prevedono una formazione dettagliata e il superamento di un esame finale. L'abilitazione viene rilasciata da una apposita commissione di cui fanno parte obbligatoriamente un ufficiale della Guardia Costiera, un esperto della Fin (Federazione Italiana Nuoto), e rappresentati delle varie associazioni di tutela. La licenza va anche rinnovata dopo la partecipazione a corsi di aggiornamento. La legge indica precisamente quanti bagnini devono essere in servizio in ogni stabilimento balneare. In ogni concessione demaniale deve esserci un bagnino. Se il fronte mare supera gli 80 metri lineari il numero dei bagnini aumenta di uno ogni 80 metri. Devono essere immediatamente riconoscibili, e avere a disposizione una torretta di avvistamento, un mezzo a remi, salvagenti, cime di lancio e così via. E poi cassetta di pronto soccorso con bomboletta di ossigeno. E le spiagge libere? Generalmente le concessioni sono rilasciate in modo tale che si fa obbligo al concessionario di badare anche, se presente, alla spiaggia libera adiacente. Se l'obbligo non è previsto si interviene con cartelli che indicano i pericoli e, soprattutto, la mancanza di addetti al salvamento.
Quelli in spiaggia vengono gestiti dai bagnini; nei casi più gravi l'allarme viene esteso al 118. In questo caso diventa fondamentale la velocità dell'intervento e, infatti, in aree particolarmente affollate di bagnanti ci sono presidi fissi di ambulanze e di personale medico, anche di volontari, pronti ad intervenire. Se, invece, l'Sos arriva da imbarcazioni in difficoltà (allarme Sar) attraverso il 1530, allora scatta l'intervento della Guardia Costiera che, d'estate mobilita più di cento persone al giorno lungo i 500 chilometri di costa campana. Dal 15 giugno ad oggi sono già state soccorse 91 persone che si trovavano in difficoltà su imbarcazioni. «Da questo punto di vista - spiega in comandante Zurlo - rispetto all'estate 2017 la situazione risulta più preoccupante. Numeri così alti lo scorso anno li abbiamo registrati solo ad agosto». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino