L'ombra del racket sulle elezioni, la commissione antimafia: «S'indaghi»

L'ombra del racket sulle elezioni, la commissione antimafia: «S'indaghi»
Racket delle affissioni dei manifesti, via vai di facce di personaggi noti alla cronaca nera impegnati nelle campagne elettorali, liste infarcite di personaggi improbabili o poco...

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Racket delle affissioni dei manifesti, via vai di facce di personaggi noti alla cronaca nera impegnati nelle campagne elettorali, liste infarcite di personaggi improbabili o poco raccomandabili: il testimone di giustizia Gennaro Ciliberto denuncia tutto questo mentre è in corso la campagna elettorale per le amministrative a Napoli. E denuncia anche di non essersi potuto candidare proprio perchè testimone di giustizia.


«La gente onesta si è allontanata dalla politica - afferma - mentre i criminali si sono avvicinati ancora di più a questa politica, facendo business e assicurandosi un futuro». E dalla Commissione antimafia si auspica che vengano fatti accertamenti su quanto denunciato. «Quelle di Ciliberto sono denunce fondate, non sono purtroppo una novità», commenta il senatore napoletano di SI Peppe de Cristofaro, fino a poco tempo fa componente della Commissione Antimafia. «Di qui però ad avere gli strumenti per provare che questi brutti ceffi sono legati alla criminalità, ne passa. Purtroppo non ci sono adeguate misure di contrasto a questi fenomeni, particolarmente spiccati durante le elezioni amministrative. Si dovrebbe ragionare su due fatti che sono avvenuti in contemporanea: la diminuzione del numero degli elettori e l'aumento del numero dei candidati: questo accade perchè le elezioni sono diventate purtroppo un vero mercato del voto, con alcune liste che non hanno dignità nè politica nè civica ma sono formazioni elettorali di brevissima durata».

Per la deputata del Pd Luisa Bossa, componente dell'Antimafia e anche lei campana «se ci sono profili penalmente rilevanti, il testimone di giustizia Ciliberto, come ha fatto una denuncia pubblica, ha il dovere di andare a denunciare davanti alla magistratura quanto ha visto. Si tratta infatti di fatti inquietanti, che se fossero veri andrebbero denunciati. Quanto alla sua impossibilità di candidarsi, se magistrati e forze dell'ordine pensano che sia meglio in questo modo, avranno i loro motivi».


«La denuncia di Ciliberto va presa sul serio, auspico che presto possa essere ascoltato dalla DDA di Napoli». Fino a prova contraria, cittadini come Gennaro Ciliberto sono preziose risorse per la Repubblica: persone oneste che denunciano quello che vedono o subiscono e che per questo sono esposte ad un rischio tale di vendetta da essere inserite nel sistema speciale di protezione
», sottolinea Davide Mattiello, Pd, che in Antimafia coordina il comitato che si occupa di testimoni di giustizia. «Vorrei capire per quale motivo il Viminale non abbia messo Ciliberto nelle condizioni di candidarsi. La ragione, se c'è, non può essere la necessità di mimetizzazione finalizzata alla protezione: sarebbe paradossale, come dire al Ministro Alfano di ritirarsi dall'attività politica, in ragione delle minacce indirizzategli da alcuni esponenti di Cosa Nostra». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino