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Si prospetta un nuovo scenario per i dipendenti della pubblica amministrazione: il salto professionale degli statali potrebbe avvenire anche senza laurea. È in corso una trattativa sulla nuova bozza di contratto - tra l’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e i sindacati - che potrebbe rivoluzionare i criteri che fino ad oggi consentivano l’accesso a determinate aree professionali. Il titolo di studio sembra non essere più un requisito fondamentale, messo in secondo piano, diventa quasi un optional: adesso a premiare è l’esperienza. Così si riduce il passaggio ad ostacoli che consentirebbe il salto dall’area degli operatori a quella di assistenti, una promozione che potrebbe arrivare solo con 10 anni di esperienza maturati nell’area inferiore; il titolo di studio non è necessario perché in mancanza di un diploma di scuola secondaria di secondo grado, basta garantire il compimento dell’obbligo scolastico. Mentre per ricevere la tanto ambita promozione a funzionario, l’asticella dell’esperienza maturata nell’area inferiore sale a 15 anni, ma il titolo di laurea non è un requisito fondamentale: in questo caso secondo la bozza - se non si è in possesso di un laurea triennale (o magistrale) - sarà sufficiente il diploma di scuola secondaria di secondo grado.
La negoziazione è ancora in corso, la partita verrà chiusa entro la fine di dicembre 2021. Ma quale è il punto di vista degli studenti universitari? Cosa hanno da dire su questi nuovi - per adesso ipotetici - parametri che premierebbero l’esperienza senza tener troppo conto dei titoli di studio? «Indubbiamente da studentessa universitaria penso che grazie allo studio potrei accedere a determinati settori e ambiti lavorativi in modo più agevolato rispetto a chi non possiede questo titolo, però senza denigrare chi negli anni è riuscito a maturare tanta esperienza», è il parere di una giovane universitaria. Ma c'è anche chi mette in luce il rischio di sminuire e sottostimare i sacrifici degli studenti che hanno scelto di percorrere un percorso formativo che dovrebbe aiutarli ad inserirsi nel mondo lavoro: «È importante premiare le persone che raggiungono un certo grado di esperienza senza un titolo di studio, però questo non implica sottovalutare o mettere in secondo piano chi riesce a conseguire una laurea».
Ma sulla questione degli statali, c'è anche chi esprime con una spiccata sicurezza un no categorico: «Assolutamente no, questa è una cosa assolutamente inammissibile. Credo che sarebbe ingiusto da parte dello Stato premiare solo l'esperienza senza tener conto dei titoli di studio. Ovviamente questo è il mio punto di vista da studente universitario», conclude con disappunto.
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