Statali, promozioni anche senza una laurea: ecco cosa ne pensano gli studenti universitari di Napoli

Studentessa universitaria
Studentessa universitaria
di Emma Onorato
Martedì 30 Novembre 2021, 19:25
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Si prospetta un nuovo scenario per i dipendenti della pubblica amministrazione: il salto professionale degli statali potrebbe avvenire anche senza laurea. È in corso una trattativa sulla nuova bozza di contratto - tra l’Aran (l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni) e i sindacati - che potrebbe rivoluzionare i criteri che fino ad oggi consentivano l’accesso a determinate aree professionali. Il titolo di studio sembra non essere più un requisito fondamentale, messo in secondo piano, diventa quasi un optional: adesso a premiare è l’esperienza. Così si riduce il passaggio ad ostacoli che consentirebbe il salto dall’area degli operatori a quella di assistenti, una promozione che potrebbe arrivare solo con 10 anni di esperienza maturati nell’area inferiore; il titolo di studio non è necessario perché in mancanza di un diploma di scuola secondaria di secondo grado, basta garantire il compimento dell’obbligo scolastico. Mentre per ricevere la tanto ambita promozione a funzionario, l’asticella dell’esperienza maturata nell’area inferiore sale a 15 anni, ma il titolo di laurea non è un requisito fondamentale: in questo caso secondo la bozza - se non si è in possesso di un laurea triennale (o magistrale) - sarà sufficiente il diploma di scuola secondaria di secondo grado.

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La negoziazione è ancora in corso, la partita verrà chiusa entro la fine di dicembre 2021. Ma quale è il punto di vista degli studenti universitari? Cosa hanno da dire su questi nuovi - per adesso ipotetici - parametri che premierebbero l’esperienza senza tener troppo conto dei titoli di studio? «Indubbiamente da studentessa universitaria penso che grazie allo studio  potrei accedere a determinati settori e ambiti lavorativi in modo più agevolato rispetto a chi non possiede questo titolo, però senza denigrare chi negli anni è riuscito a maturare tanta esperienza», è il parere di una giovane universitaria. Ma c'è anche chi mette in luce il rischio di sminuire e sottostimare i sacrifici degli studenti che hanno scelto di percorrere un percorso formativo che dovrebbe aiutarli ad inserirsi nel mondo lavoro: «È importante premiare le persone che raggiungono un certo grado di esperienza senza un titolo di studio, però questo non implica sottovalutare o mettere in secondo piano chi riesce a conseguire una laurea».

Entrambe le studentesse sottolineano l'importanza che comporta - in termini di competenze - il valore esperienziale, ma tengono a sottolineare che il loro percorso di studio è perlopiù improntato sull'acquisizione di nozioni teoriche, così aggiungono: «Questo potrebbe creare uno svantaggio nella ricerca del lavoro, perché da neo laureate non avremo accumulato una certa esperienza che spesso già richiedono». Il discorso degli studenti prende una piega più ampia e sfocia sul tema delle opportunità lavorative: «È giusto che venga premiato chi ha esperienza, però bisogna dare la possibilità di fare esperienza anche a chi ha solo una laurea senza aver maturato esperienze pregresse».

Ma sulla questione degli statali, c'è anche chi esprime con una spiccata sicurezza un no categorico: «Assolutamente no, questa è una cosa assolutamente inammissibile. Credo che sarebbe ingiusto da parte dello Stato premiare solo l'esperienza senza tener conto dei titoli di studio. Ovviamente questo è il mio punto di vista da studente universitario», conclude con disappunto.

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