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Meridione al centro dell'analisi, basta ritardi. «Il governo dovrebbe dare incentivi per gli investitori nel Sud, togliere il pagamento dei contributi a chi investe nel Mezzogiorno. E dovremmo avere il coraggio di aprire una sorta di cassa per il Mezzogiorno per quei fondi che i Comuni non riescono a investire». Lo ha detto il governatore della Campania Vincenzo De Luca, lanciando nuove sfide al premier Giorgia Meloni nel suo intervento alla presentazione del dossier della Caritas sulla povertà.
«Dobbiamo recuperare - ha aggiunto De Luca - il divario di infrastrutture, scuole, asili nido, se non ce la fanno i Comuni lo faccia il governo nazionale. Perché sappiamo che senza un impegno straordinario il Sud è perduto. Non si parla più di questo in alcun partito, ma io sottolineo invece che al Sud non serve il 40% del Pnrr, ma il 60-70%. Invece tutto è fermo: da sei mesi sono bloccati i 20 miliardi del Fondo svluppo e coesione per il Sud e stanno cercando di portarli al nord. Abbiamo anche avuto una lettera qualche giorno fa dal ministro delle politiche europee sui fondi europei non spesi del ciclo 2014-20, stanno lavorando per prendersi i fondi Fsc, in cui la Campania dovrebbe prendere 5,5 miliardi, e portarli al nord. Non so alla fine cosa decide questo Governo, noi faremo la guerra nucleare, non so dove arriveremo, stiamo combattendo da soli ma combattiamo per avere le stesse risorse degli altri cittadini italiani. È sconvolgente».
«In Italia - ha spiegato il governatore campano - c'è trasformismo e presentismo.
«Il tema del Mezzogiorno - ha concluso De Luca - è stato cancellato dal dibattito pubblico in Italia, nessuna forza politica lo assume come tema rilevante per lo sviluppo del Paese. Trent'anni fa quando si facevano i congressi di Pci, Dc, Psi, non mancava mai nella relazione del segretario un capitolo del Sud. Poi è diventato un richiamo rituale e accademico ma senza sostanza. Oggi non c'è alcuna forza politica che ne parli più. Si è affermata la logica autonomistica della lega con elementi di razzismo diffusi in Italia».
De Luca ha aggiunto una riflessione in relazione anche al suo ruolo di primo piano. «Provo grande angoscia - ha detto - a domandarmi ogni giorno cosa succederebbe in Campania se domani il presidente della Regione andasse al Creatore. Mi chiedo cosa succederebbe nel sistema sanitario, al permanere di spinte clientelari a volte vergognose, al perdere l'orientamento di parlare chiaro ma dicendo che anche la vita sociale è fatta di diritti e doveri. Questo pensiero mi crea angoscia». E ha aggiunto: «Questa angoscia mi aumentava molto nel covid. La Campania nel top della pandemia ha avuto meno morti d'Italia facendo leggi di restrizione che hanno portato a rivolte a Napoli con dentro la camorra, i farabutti politici, ma ci siamo assunti l'atto di responsabilità nella linea di rigore che ha consentito al sistema sanitario di reggere. Oggi gli elementi di fiducia e speranza sono pochi e io sono pessimista, perché è talmente grande il tema del Sud, in cui è molto pesante la disoccupazione che diventa difficile poter avere fiducia nella classe dirigente che abbiamo nel Paese che deve volere il superamento della questione meridionale, ma oggi questa classe non c'è. Abbiamo dirigenti politici penose e imbarazzanti, che vanno dall'inconsistenza alla cialtroneria, a centro, a destra e a sinistra. Dirigenti che non hanno capacità politica, forza culturale e capacità governo per affrontare davvero la questione meridionale».
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