È una immagine in chiaroscuro quella che ritrae gli effetti in Campania dell’inquinamento ambientale correlato all’incidenza di patologie tumorali: da un lato...
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L’area della Terra dei fuochi è stata così delineata: 90 comuni suddivisi per Registro Tumori (RT)/Asl sono 34 per il RT/Asl Caserta; 35 per il RT/Asl Napoli 3 Sud; 20 per il RT/Asl Napoli 2 Nord; 1 per RT/Asl Napoli 1 Centro. «In provincia di Caserta - si legge nella relazione - i deceduti per tumore, nel triennio 2008/2010, sono stati 6.071: nei maschi 3.660 (60,3%) e nelle femmine 2.411 (39,7%), su un totale di 21.886 decessi per tutte le cause. In provincia di Napoli il tasso complessivo di mortalità oncologica nel confronto con i dati nazionali e del Sud risulta più elevato per tutti i tumori rilevati; in particolare, sulla mortalità pesano i maggiori tassi di incidenza dei tumori del polmone e del fegato, entrambi a cattiva prognosi». Da sottolineare, inoltre, che il più ampio spettro temporale di analisi è garantito soltanto nel territorio dell’Asl Napoli 3 Sud che «copre» una popolazione «a rischio ambientale» di 622mila abitanti (il 52,5% della popolazione totale del Registro e 24,5% dell’intera popolazione inclusa nel perimetro della Terra dei Fuochi). Il dato si riallinea alla media nazionale nel caso dell’insorgenza di tumori in fascia pediatrica dove - evidenzia lo studio - negli ultimi anni le cifre relative alla Campania risultano omogenee rispetto alla media statistica nazionale. «Ma va anche ribadito - precisa Romano - che in letteratura scientifica la mortalità è un indice di esito, un fattore cioè determinato da precarietà di accesso alla diagnostica e all’assistenza; inoltre, nel caso della Campania, ci troviamo di fronte a una carenza strutturale negli screening oncologici che pongono la regione agli ultimi livelli in Italia. L’altro elemento di valutazione inserito nel rapporto è l’indice di rischio, vale a dire quei fattori contingenti che incidono direttamente sulle cause di morte: e in questo caso le risultanze relative all’area dell’Asl Napoli 3 Sud (Nola, Acerra, Pomigliano) confermano un’incidenza statisticamente significativa sulla frequenza dei decessi pari a un +46 per cento nei maschi e un +21 per cento nelle femmine». Non va meglio in provincia di Caserta dove per i 34 comuni dell’area Terra dei Fuochi è ancora in corso l’analisi dei dati «geo-referenziati» per micro-aree: dunque non è possibile, almeno per ora, elaborare uno schema attendibile sotto il profilo epidemiologico.
I ritardi
Quest’ultimo aspetto introduce l’elemento probabilmente più allarmante che emerge dallo studio della Commissione: l’assoluta inadeguatezza della rete oncologica regionale che in Campania esiste sotto il profilo teorico-progettuale ma che vive al momento di analisi complete solo a macchia di leopardo. «La popolazione residente nel territorio Terra dei Fuochi - rileva il dossier - è di circa 3 milioni di abitanti, pari al 52% dell’intera popolazione della Campania (di cui il 77% nella provincia di Napoli e il 67% nella provincia di Caserta). Al momento risultano unicamente disponibili i dati pubblicati dal Registro tumori dell’Asl Na3 sud (periodo 2008-2013); Asl Caserta (periodo 2008-2010); Registro tumori infantili Regione Campania (2008-2012). I dati del RT/Asl Napoli 2 Nord (periodo 2010-2012) sono stati presentati ma non ancora pubblicati ufficialmente. A tutt’oggi non sono disponibili, in quanto in corso di raccolta, i dati dei RT di Avellino, Benevento, Napoli 1 Centro e l’aggiornamento di Salerno. Risulta evidente che tardivamente si è provveduto alla copertura con RT di territori a rischio per inquinamento ambientale. I Registri sono ancora “giovani” e pertanto i risultati necessitano di essere ripuliti dalla fragilità di un processo che è già di qualità ma che deve ancora stabilizzare i dati. I RT richiedono aggiornamento costante e analisi nel tempo, in quanto risulta fondamentale il trend e non il quadro cristallizzato tenendo conto che la patologia tumorale richiede fino a 20/40 anni per manifestarsi». «Insomma - conclude Romano - emerge una forte compromissione del diritto alla salute per un’ampia fascia di popolazione che in Campania, a causa anche di un elevato indice di deprivazione sociale, non può accedere a dignitose condizioni di cura e assistenza».
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Il Mattino