Terra dei fuochi, 16enne muore a Pasqua. Il vescovo: «È un vero eroe»

Terra dei fuochi, 16enne muore a Pasqua. Il vescovo: «È un vero eroe»
ACERRA. "The hero never dies". L'eroe non muore mai. È l'ultimo post pubblicato venerdì scorso sulla sua pagina di Facebook da Marco Selvaggio, 16 anni appena compiuti,...

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ACERRA. "The hero never dies". L'eroe non muore mai. È l'ultimo post pubblicato venerdì scorso sulla sua pagina di Facebook da Marco Selvaggio, 16 anni appena compiuti, prima che venisse stroncato da un cancro nella notte tra Pasqua e Pasquetta. "Questa morte come le altre ci pesa sulle coscienze", ha ammonito il vescovo Antonio Di Donna, nella sua omelia funebre celebrata ieri mattina al cospetto di una folla commossa. E ennesima vittima (a febbraio toccò ad un giovane karateka) in uno degli epicentri della Terra dei fuochi ha ulteriormente alimentato il fuoco della protesta. Per sabato prossimo "Le mamme coraggio", tra le cui fila militano anche chi ha visto morire i propri figli in tenera età stroncati dal tumore, hanno fissato per le 17,30 una fiaccolata che ripercorrerà il tradizionale percorso cittadino della Via Crucis.




Ma è dal vescovo Di Donna che viene una dura condanna all'immobilismo delle istituzioni. "Fate presto con le bonifiche perché si procede troppo lentamente, effettuate uno studio serio e scientifico dei reali fattori inquinanti, ma soprattutto si costituisca un tavolo tecnico - sanitario che valuti misure straordinarie per tutelare la salute ad Acerra", ha tuonato dall'altare monsignor Di Donna. Per il prelato occorre nel frattempo evitare che ci siano altri insediamenti industriali inquinanti sul territorio. Monsignor Di Donna aveva visitato Marco in ospedale la mattina del Venerdì Santo ed in Cattedrale aveva ricordato i morti per cancro, soprattutto giovani, come "nuovi innocenti crocifissi dei nostri tempi". Marco Selvaggio frequentava il liceo polispecialistico ed era oltre che uno sportivo anche un alunno modello. "Sono questi i veri eroi del nostro popolo, che meriterebbero gli applausi, il concorso di folla, la televisione e i giornalisti. Nessuna morte può essere strumentalizzata, ma non possiamo limitarci a contare le vittime, né, tanto meno cadere nella rassegnazione. Dobbiamo batterci il petto come le folle di Gerusalemme", ha ammonito monsignor Di Donna davanti al feretro.
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Il Mattino