Nel video che i carabinieri hanno acquisito nella primavera scorsa lo si vede mentre, con convinzione e piglio degno di un promoter televisivo, promette posti di lavoro...
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La miccia che ha già portato a perquisizioni e sequestri di pc e telefoni, è scintillata durante le indagini che hanno sollevato, a febbraio, uno dei peggiori scandali della sanità campana, quella sui «furbetti» del cartellino del Loreto Mare. Durante i controlli sui dipendenti sospettati di assenteismo, la procura sarebbe entrata in possesso di un dialogo che rimandava ai test per la facoltà Medicina. Di conseguenza, avrebbe aperto un fascicolo a parte sfociato nell’inchiesta che oggi, proprio per le presunte irregolarità al concorso per aspiranti camici bianchi, vede iscritte sul registro degli indagati sei persone. Ci sono il faccendiere già coinvolto nella «compravendita» di posti di lavoro all’Università Federico II, una dipendente dell’ateneo, suo marito, un poliziotto, un carabiniere e il figlio di uno dei due esponenti delle forze dell’ordine.
Ruota intorno a queste figure l’indagine del pool reati contro la pubblica amministrazione della procura di Napoli. Inchiesta che getta dubbi sulla regolarità del test di accesso che si è svolto a Monte Sant’Angelo lo scorso 5 settembre e ha visto la partecipazione di 4604 candidati per le 462 immatricolazioni in palio per il «numero chiuso». Sessanta domande a risposta multipla sui temi di fisica, matematica, biologia, chimica, cultura generale e logica da risolvere in cento minuti. Qualcuno, la notte prima della prova, dall’interno dell’Ateneo, avrebbe comunicato a terzi, presumibilmente i genitori di candidati, le risposte esatte per i quesiti che valgono l’accesso al corso di studi più ambito. Uno di quegli studenti, il giorno della prova, è stato trovato in possesso di una sorta di algoritmo, ma non è ancora chiaro se quelle che aveva in tasca fossero le risposte giuste.
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Il Mattino