Tetti di spesa per le cure, rivolta dei centri privati della Campania: «Pronti al ricorso al Tar»

Tetti di spesa per le cure, rivolta dei centri privati della Campania: «Pronti al ricorso al Tar»
Tetti di spesa per ambulatori e centri diagnostici: dal 10 gennaio scorso, e per tutto il 2022, il budget assegnato dalla Regione alle strutture private accreditate di...

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Tetti di spesa per ambulatori e centri diagnostici: dal 10 gennaio scorso, e per tutto il 2022, il budget assegnato dalla Regione alle strutture private accreditate di specialistica ambulatoriale (diabetologia, visite, laboratorio di analisi, medicina nucleare, radiodiagnostica, radioterapia, dialisi e fisiokinesiterapia) viene attribuito per singola struttura e ogni mese, per dodicesimi. Ribaltato dunque il precedente assetto esistente dal 2003: dove prima c'era un serbatoio unico di risorse, a cui tutti i centri di una stessa area assistenziale attingevano annualmente (salvo lasciare scoperti gli ultimi mesi dell'anno) ora ci sono budget mensili e per ognuno dei centri erogatori. L'obiettivo della Regione? Sarebbe quello di rendere omogenee le liste di attesa nel pubblico e nel privato accreditato assicurando l'immediata esecuzione delle urgenze e facendo slittare invece a 10 giorni, un mese, 60 giorni e 4 mesi, i tempi per visite ed esami procrastinabili in base alla classificazione dell'urgenza effettuata dal medico. Sistema che tuttavia porta al rapido esaurimento delle risorse nei centri accreditati costretti a rimandare, di volta in volta, una quota consistente della domanda concentrando, di fatto, nei primi giorni di ciascun mese l'attività in convenzione e ribaltando sull'attività privata, a pagamento per il cittadino, gli accessi nei giorni che restano scoperti dal budget pubblico. Tant'è che si registrano le prime difficoltà con resse e proteste di cittadini che erano all'oscuro di questo cambio di rotta. 

«A conti fatti - è la contestazione della Federlab - il nuovo sistema distribuirà quasi la metà degli importi riconosciuti nel 2021 con l'esaurimento del budget in maniera ancora più rapida rispetto a quanto avvenuto finora». Federlab Italia (rappresentata da Gennaro Lamberti), il Sindacato Nazionale Radiologi (rappresentato da Bruno Accarino) e Centri Antidiabete (rappresentato da Luigi Gesuè), hanno deciso di impugnare davanti al Tar la delibera adottata da palazzo Santa Lucia e di non sottoscrivere i protocolli d'intesa con le Asl propedeutici alla stipula dei contratti. «È indispensabile rivedere questo folle e scriteriato meccanismo di ripartizione del fondo - è il commento di Lamberti - nel giro di pochi giorni tutti gli esami di laboratorio e le prestazioni ambulatoriali potrebbero passare a pagamento mentre imperversa la pandemia e il settore pubblico lavora a scartamento ridotto». 

A dare man forte alla mobilitazione il capogruppo Lega e componente della Commissione Sanità in Regione Campania, Gianpiero Zinzi, che ha protocollato un'interrogazione e che già chiesto che la Commissione Sanità si riunisca con urgenza e il segretario generale di Cnal, Salvatore Ronghi che parla di «sanità per ricchi» e di «diritto alla salute negato». «Il ricorso alla media delle produzioni di 2020 e 2021, utilizzata per fissare i tetti individuali del 2022, è errato - aggiunge Michele Gambino presidente di Aisic - in questi due anni la produzione è stata influenzata al ribasso dal Covid-19». Dito puntato anche sulla qualità delle prestazioni in quanto sarebbero limitati gli investimenti in personale e tecnologie e sulle strutture con bassi tetti di spesa e sotto la soglia minima di attività. Secondo Polizzi, leader dell'Asta, «un provvedimento che relega il privato accreditato sullo stesso piano del pubblico accreditato, con le stesse liste di attesa infinite in violazione del principio di libera scelta del cittadino. Per Polizzi non si è affrontato il nodo della sottostima del fabbisogno di cure ambulatoriali. «Il blocco delle prestazioni in convenzione coincidente con la riduzione dell'offerta delle strutture pubbliche - interviene infine Maria Muscarà, ex M5s, oggi consigliera regionale del gruppo Misto - deve essere assolutamente scongiurata perché comporta la negazione totale dei Livelli di assistenza che avrebbe come unica alternativa il pagamento delle prestazioni a carico dei cittadini ovvero un incentivo alla mobilità extra regionale e infine all'inevitabile rinuncia alle cure». 

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Il Mattino