Torre Annunziata, le rampe del porto fronte della paura: «Qui si rischia la vita»

Torre Annunziata, le rampe del porto fronte della paura: «Qui si rischia la vita»
Avrebbero dovuto rappresentare il fiore all'occhiello di una città votata al turismo. Quelle scale che dal corso Vittorio Emanuele III conducono al porto di Torre...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

Avrebbero dovuto rappresentare il fiore all'occhiello di una città votata al turismo. Quelle scale che dal corso Vittorio Emanuele III conducono al porto di Torre Annunziata, appartengono di diritto alla storia della città oplontina. Soltanto sei anni fa, quello spicchio di territorio che guarda al mare di Torre, e che risponde al nome di «rampa del porto» è stato il set del film dei Manetti Bros «Ammore e malavita» con Serena Rossi e Giampaolo Morelli. Pellicola che fu presentata nel 2017 alla 74esima mostra del cinema di Venezia.


Sembrano trascorsi anni luce da quando i riflettori del cinema illuminavano quel bellissimo scorcio, scelto anche da Belen Rodriguez per le prime foto con il suo piccolo Santiago.

Martedì pomeriggio, quando il temporale ha scaricato sulla città tutta la sua violenza, la «rampa del porto» si è nuovamente trasformata in un set. Il set di un film purtroppo già visto, e che ripropone, ogni volta che piove a dirotto, sempre la stessa scena. Una scena vergognosa che è stata riproposta su centinaia di telefonini, con video e foto, e che in pochissimi minuti è diventata virale raggiungendo milioni di visualizzazioni. Una bomba d'acqua che si è abbattuta sulla rampa trasformandola in una sorta di scivolo dell'acquapark. Una violenza inaudita. Un fiume di acqua e detriti. Uno tsunami inarrestabile che ha provocato seri danni al locale attiguo, il ristorante «La rampa del porto», e alle auto parcheggiate nella zona sottostante.

«Non si può accettare più questa situazione. È vergognoso che nel 2022 accadano queste cose, e nessuno prende provvedimenti. Noi - attacca uno dei commercianti dii corso Vittorio Emanuele paghiamo le tasse, e non possiamo più assistere a questo scempio. Paura? Certamente, ogni volta che piove è un miracolo che non ci scappi il morto». Ma cosa accade nello specifico? Per quale motivo proprio in quella rampa di scale si concentra tutta la violenza della pioggia? Il motivo è da ricercare innanzitutto nella scarsa manutenzione dell'impianto fognario che raccoglie acque bianche e acque nere.

Per l'ingegnere Bruno Orrico, ex assessore all'ambiente, con particolare attenzione al ciclo dell'acqua, e uno dei fondatori di Legambiente Campania, non sembrano esserci segreti: «Le cause di quello che accade - dice Orrico sono molteplici e complesse. Innanzitutto ci troviamo di fronte a incompetenza e scarsa attenzione. Si naviga a vista. Se manca la manutenzione, quello che si deposita nelle fogne diventa una miscela esplosiva. Cosa accade? La fogna - spiega l'ingegnere - è dimensionata per una certa portata. La fogna di tipo misto, come quella di Torre, riceve sia i liquami, che le acque piovane. In estate non piove spesso, per cui arrivano soltanto i liquami. La parte solida di questi continua sedimenta e la sezione idraulica diminuisce. Ecco che quando arriva la pioggia violenta, trova sul suo cammino la fogna ostruita sul fondo e trova ostacoli. L'acqua deve pur uscire però da qualche parte. E quale miglior punto debole se non le caditoie dei tombini? La Regione - attacca il tecnico - dovrebbe creare un'agenzia seria, indipendente dalla politica e gestire i progetti».



Il titolare del ristorante «la rampa del porto» Umberto Starita allarga le braccia. «È una vergogna attacca Sono qui ormai da dieci anni, e non si è ancora trovata una soluzione a questo problema. Ci dobbiamo rendere conto che i cambiamenti climatici sono ormai una realtà, e in questa città dove esistono tante strutture vecchie, non siamo pronti, come appare evidente, ad affrontarli. La verità è questa. Ne ho parlato anche con alcuni residenti che abitano vicino al mio locale. Bisogna intervenire. Danni? Anche questa volta, non abbiamo potuto lavorare. Io e i miei collaboratori siamo stati alle prese con l'acqua per evitare danni maggiori. L'acqua è penetrata nel locale e ho dovuto gettare nella spazzatura molti pacchi di pasta». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino