Torre Annunziata, parroco denuncia: ​«Voti comprati anche per dieci euro»

Torre Annunziata, parroco denuncia: «Voti comprati anche per dieci euro»
Una riunione convocata in Prefettura per decidere il futuro del Comune di Torre Annunziata. Si avvia verso lo scioglimento anche per infiltrazioni della criminalità...

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Una riunione convocata in Prefettura per decidere il futuro del Comune di Torre Annunziata. Si avvia verso lo scioglimento anche per infiltrazioni della criminalità organizzata l’amministrazione guidata – fino al febbraio scorso – dall’ex sindaco Vincenzo Ascione, già decaduto dopo le dimissioni di oltre due terzi dei consiglieri comunali. E intanto un parroco, don Pasquale Paduano, che regge la chiesa dell’Immacolata Concezione e dello Spirito Santo, denuncia «voti comprati anche per dieci euro» alle elezioni del 2017. «Torre Annunziata è una questione nazionale ed ha bisogno di risposte», è la reazione del “Comitato di liberazione dalla camorra e dal malaffare Area Sud di Napoli” che parla di «denuncia grave, che non può restare lettera morta» e chiede che «la magistratura faccia piena luce». Il sacerdote, più in generale, parla di «assuefazione dei cittadini al clima di illegalità» diffuso nella cittadina.

Ieri mattina, il prefetto Claudio Palomba ha convocato un Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica con i vertici delle forze dell’ordine presenti sul territorio, e allargato ai componenti della Commissione d’accesso che ha indagato per quattro mesi e mezzo sugli affari del Municipio oplontino e ai capi delle due Procure – la Dda di Napoli oltre che quella torrese - che hanno fascicoli aperti su diverse vicende che riguardano politici, dipendenti comunali, imprenditori e clan di camorra della cittadina oplontina. Un quadro, quello emerso nel corso della riunione alla presenza dei procuratori Gianni Melillo e Nunzio Fragliasso, che sembra più compromesso di quello della vicina Castellammare di Stabia, già sciolta per infiltrazioni dei clan nelle scorse settimane. È stato tracciato un bilancio definitivo sull’attività della Commissione d’accesso, formata dal viceprefetto Dario Annunziata, dal vicequestore del commissariato di Torre Annunziata Manuel Bruno e dal capitano del nucleo investigativo dei carabinieri Roberto Lunardo.

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I dati raccolti dagli ispettori della Prefettura sono stati parzialmente incrociati con le risultanze delle varie inchieste per corruzione condotte dalla Guardia di finanza che riguardano l’ex capo dell’Ufficio tecnico Nunzio Ariano, già arrestato e condannato in primo grado, e che coinvolgono in prima persona anche l’allora vicesindaco Luigi Ammendola. Gli stessi nomi, insieme a quello dell’ex sindaco Ascione e di diversi assessori e consiglieri, compaiono anche nell’inchiesta per concorso esterno in associazione di tipo mafioso, condotta dalla Dda e in parte svelata lo scorso 10 febbraio, all’esito della perquisizione di una dozzina di indagati e degli uffici comunali da parte della squadra mobile di Napoli. In particolare l’intercettazione in cui Ammendola definisce «fratello» Salvatore Onda, netturbino distaccato in Regione e ritenuto dall’Antimafia il «trait d’union» tra politica e clan Gionta, potrebbe avere un peso nella decisione del prefetto Palomba, che nei prossimi giorni trasmetterà la sua relazione al Viminale. Conclusioni che potrebbero spingere la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ad avanzare in Consiglio dei ministri la richiesta di scioglimento per infiltrazioni della camorra, che sarebbe poi ratificata in due settimane dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il provvedimento colpirebbe un’amministrazione di fatto già sciolta alcune settimane fa, in una città che potrebbe tornare al voto già prima dell’estate. Il secondo scioglimento, invece, bloccherebbe per almeno diciotto mesi l’iter amministrativo per andare ad elezioni, conferendo maggiori poteri decisioni alla triade di commissari nominata dalla prefettura, composta dal prefetto Antonio D’Acunto e dai subcommissari Gaetano Cupello (vicario) e Marco Serra.

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Il Mattino