Torre del Greco: travolto e ucciso a 18 anni dal tir, nuovo processo all'autista assolto

Torre del Greco: travolto e ucciso a 18 anni dal tir, nuovo processo all'autista assolto
Motivazioni contraddittorie e ricostruzione dell'incidente irrealistica: la Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Napoli che, in sede civile,...

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Motivazioni contraddittorie e ricostruzione dell'incidente irrealistica: la Cassazione ha annullato la sentenza della Corte di Appello di Napoli che, in sede civile, nell'ottobre 2020 aveva confermato il giudizio di primo grado che aveva assolto R.S., l'autista che il 26 giugno 2012 era alla guida del camion contro il quale andò a schiantarsi lo scooter condotto da Ciro Gianni, il ragazzo non ancora diciottenne che a causa delle gravi ferite riportate in quell'impatto perse la vita. Per gli ermellini tutto è da rifare, tanto che dopo avere annullato la sentenza per gli effetti civili, ha inviato nuovamente il fascicolo perché sia ridiscusso in Appello. Una sentenza, quella emessa dal presidente della quarta sezione Salvatore Dovere (consigliere estensore Alessandro Ranaldi) che accoglie gran parte delle rimostranze erano state avanzata dagli avvocati difensori della famiglia della vittima.


LA DINAMICA
La tragedia avvenne quasi dieci anni fa, in un afoso pomeriggio di fine giugno. Ciro Giannini percorreva viale Europa nella parte che conduce alla Litoranea, quando sulla sua strada trovò un autoarticolato che, uscito dal varco di accesso della ditta Fratelli Balsamo, per dirigersi in direzione Torre Annunziata aveva invaso praticamente entrambe le corsie. L'impatto fu terribile: sull'asfalto restò il giovane Ciro Giannini, dolorante ma sempre cosciente. Inutile fu la corsa in ospedale, prima a Boscotrecase e poi a Napoli. Le ferite riportate nel tremendo scontro provocarono il decesso del ragazzo, dopo ore di atroce sofferenza.

Da allora i familiari, in particolare il papà Raffaele, hanno intrapreso una battaglia legale per chiedere giustizia, puntando l'indice contro la condotta del camionista e contro il varco dal quale il camion era uscito. Finora però ogni causa e ogni sentenza pronunciata dai giudici, aveva quasi sempre dato torto ai familiari di Ciro Giannini. Fino a quella firmata dal presidente Dovere, che in sei pagine ha ribaltato la tesi venuta fuori nell'ottobre di due anni fa dalla Corte di Appello: «Appare contradditorio si legge nelle motivazioni alla sentenza il percorso motivazionale della sentenza impugnata, nel passaggio in cui da una parte afferma che la manovra di immissione sarebbe stata effettuata quando non vi erano veicoli sopraggiungenti, in quanto distanti oltre cento metri e quindi non visibili per il conducente dell'autoarticolato; dall'altra sostiene che i conducenti dei veicoli sopraggiungenti (fra cui quello della vittima) potessero invece, ad un certo punto, avvedersi dell'autoarticolato, per cui avrebbero dovuto prestare maggiore attenzione alla presenza sulla sede stradale del mezzo pesante».



Per gli ermellini infatti «una corretta ricostruzione dinamica della manovra avrebbe dovuto indurre la Corte territoriale a considerare che l'imputato aveva un preciso obbligo giuridico di tenere sotto costante controllo la strada in cui si stava immettendo, non solo all'inizio ma per tutta la durata della manovra, onde verificare la presenza di eventuali veicoli sopraggiungenti, cui avrebbe dovuto necessariamente concedere la precedenza, all'occorrenza fermandosi per non intralciare il flusso della circolazione. Invece è stato dato per scontato che l'iniziale lontananza ed asserita non avvistabilità dei veicoli sopraggiungenti autorizzasse l'imputato a proseguire nella manovra, arrivando ad occupare quasi interamente tutta la corsia direzione monte-mare, senza mai preoccuparsi, per tutto il corso della manovra, della presenza di veicoli sopraggiungenti». Di qui la decisione da parte della Corte di Cassazione di cancellare la precedente sentenza e richiedere un nuovo parere alla Corte di Appello.
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Il Mattino