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Se volessero fare un processo con tutti gli indagati allo stato attuale, bisognerebbe prenotare l'intero arengario del Palazzo di giustizia di Napoli. E attrezzare un ufficio a parte per la trasmissione delle notifiche a tanti soggetti coinvolti.
Ci sono 542 nomi di cittadini (per lo più napoletani) raggiunti in queste ore da avvisi di proroga delle indagini, nell'ambito di un'inchiesta condotta - fino a qualche giorno fa - in modo assolutamente segreto dalla Procura di Reggio Calabria, per poi passare a Napoli, dove ha ricevuto valutazioni differenti. In un primo momento il fascicolo monstre è finito sulla scrivania della Dda di Napoli, poi - quando sono venuti meno riscontri in materia di crimine organizzato - è stato affidato a un pool specializzato per reati informatici (che hanno comunque radicamento distrettuale).
Termini prossimi a scadere, quanto basta a rendere necessaria una sorta di discovery incidentale delle indagini. Ed è così che sono stati oltre cinquecento i napoletani che questa mattina sono stati raggiunti da avvisi di proroga delle indagini (equivalenti a un avviso di garanzia a tutti gli effetti), soggetti informati del fatto di essere finiti in una maxi inchiesta condotta dalla Procura di Napoli. Riciclaggio è l'accusa ipotizzata, in una vicenda che risale almeno a settembre del 2020, da quando la procura di Reggio Calabria ha poi deciso di procedere con lo smistamento del fascicolo alle Procure competenti per territorio.
Massimo riserbo investigativo, stando a quanto emerso fino a questo momento, ma le verifiche condotte dalla pg dovrebbero investire affari legati al traffico di carburanti.
Una vicenda che ha spinto gli inquirenti a ipotizzare il contrabbando di prodotti petroliferi, l'emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, l'interposizione di società cartiera, la contraffazione e l'impiego di documenti di accompagnamento semplificati (Das), il riciclaggio, il reimpiego di proventi illeciti. E non è tutto. Al centro di questa vicenda, anche l'importazione dall'Est europeo (parliamo di un periodo precedente alla guerra in Ucraina) di miscele a basso costo e di dubbia qualità che avrebbero contribuito a garantire la leadership sul mercato di veri e propri monopoli oggi al centro delle indagini di Procure diverse.
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