Riciclaggio a Napoli, 542 sotto inchiesta: «L'ombra del traffico di carburanti»

Riciclaggio a Napoli, 542 sotto inchiesta: «L'ombra del traffico di carburanti»
di Leandro Del Gaudio
Giovedì 3 Marzo 2022, 07:00 - Ultimo agg. 19:41
4 Minuti di Lettura

Se volessero fare un processo con tutti gli indagati allo stato attuale, bisognerebbe prenotare l'intero arengario del Palazzo di giustizia di Napoli. E attrezzare un ufficio a parte per la trasmissione delle notifiche a tanti soggetti coinvolti.

Ci sono 542 nomi di cittadini (per lo più napoletani) raggiunti in queste ore da avvisi di proroga delle indagini, nell'ambito di un'inchiesta condotta - fino a qualche giorno fa - in modo assolutamente segreto dalla Procura di Reggio Calabria, per poi passare a Napoli, dove ha ricevuto valutazioni differenti. In un primo momento il fascicolo monstre è finito sulla scrivania della Dda di Napoli, poi - quando sono venuti meno riscontri in materia di crimine organizzato - è stato affidato a un pool specializzato per reati informatici (che hanno comunque radicamento distrettuale).

Termini prossimi a scadere, quanto basta a rendere necessaria una sorta di discovery incidentale delle indagini. Ed è così che sono stati oltre cinquecento i napoletani che questa mattina sono stati raggiunti da avvisi di proroga delle indagini (equivalenti a un avviso di garanzia a tutti gli effetti), soggetti informati del fatto di essere finiti in una maxi inchiesta condotta dalla Procura di Napoli.

Riciclaggio è l'accusa ipotizzata, in una vicenda che risale almeno a settembre del 2020, da quando la procura di Reggio Calabria ha poi deciso di procedere con lo smistamento del fascicolo alle Procure competenti per territorio.

Massimo riserbo investigativo, stando a quanto emerso fino a questo momento, ma le verifiche condotte dalla pg dovrebbero investire affari legati al traffico di carburanti. Non è un reato a caso, a giudicare dall'attenzione riposta dall'ufficio inquirente napoletano (in sinergia con la stessa Procura di Reggio Calabria e con quella romana), che già in passato ha prodotto misure cautelari e apertura di processi a carico di manager e di uomini di affari. Fatto sta che a Napoli, dopo essere transitato dal pm Ida Teresi il fascicolo ora è nelle mani del pm Claudio Onorati, cui spetta l'onere di valutare le singole posizioni. Riciclaggio, carburanti, inchiesta sulle accise: una frontiera che fa emergere il coinvolgimento di manager e uomini di azienda che oggi finiscono al centro di nuove verifiche da parte della Procura di Napoli. Ma proviamo ad entrare nelle pieghe degli avvisi spediti in queste ore dagli uffici di Centro direzionale. Stando a quanto appreso fino a questo momento, sono indagati soggetti che in passato sono stati coinvolti nell'inchiesta sma campania, a proposito di appalti per la bonifica di impianti di depurazione e il conferimento di fanghi prodotti all'interno di alcuni bacini industriali di Napoli est. Verifiche in corso, da parte del Gico della Guardia di Finanza, anche sulla scorta di rapporti societari che tengono collegati alcuni dei soggetti finiti sotto inchiesta a Reggio Calabria prima e a Napoli poi. Un settore strategico, quello dei petroli, dei carburanti e degli oli che ruotano attorno a una serie di frodi fiscali. È questo lo scenario emerso negli ultimi due anni tra Napoli, Reggio Calabria e Roma. Colossali frodi fiscali che avrebbero cosentito da un lato di abbattere i costi di impresa, dribblando il sistema delle accise; dall'altro di colpire la diretta concorrenza, mettendo sul mercato bezina a prezzi decisamente concorrenziali e appetibili. Un effetto moltiplicatore al quale si arriva - scrivono gli inquirenti - tramite l'ausilio di esponenti del mondo delle finanze, contabili, manager di azienda. Uno scenario che ha spinto gli inquirenti a puntare i riflettori in questi mesi nei confronti di un pezzo di borghesia asservita al malaffare (al di là, ovviamente, dei non sempre dimostrati contatti con esponenti della criminalità organizzata».

Video

Una vicenda che ha spinto gli inquirenti a ipotizzare il contrabbando di prodotti petroliferi, l'emissione e utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, l'interposizione di società cartiera, la contraffazione e l'impiego di documenti di accompagnamento semplificati (Das), il riciclaggio, il reimpiego di proventi illeciti. E non è tutto. Al centro di questa vicenda, anche l'importazione dall'Est europeo (parliamo di un periodo precedente alla guerra in Ucraina) di miscele a basso costo e di dubbia qualità che avrebbero contribuito a garantire la leadership sul mercato di veri e propri monopoli oggi al centro delle indagini di Procure diverse. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA