Camorra, i lavori per la scuola bloccati dai ras del pizzo nel Napoletano

Camorra, i lavori per la scuola bloccati dai ras del pizzo nel Napoletano
di Pino Neri
Martedì 13 Luglio 2021, 23:37 - Ultimo agg. 15 Luglio, 08:12
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Omicidi, ferimenti, estorsioni e traffico di stupefacenti: nella retata messa a segno all’alba di ieri dai carabinieri sono finiti 26 esponenti di due gruppi contrapposti di Acerra, i Di Buono e i Lombardi. I loro affiliati sono accusati a vario titolo di estorsione alle aziende, ai commercianti e ai cantieri pubblici delle grandi scuole in costruzione. Cantieri delle scuole che erano costretti a chiudere i battenti perché i boss imponevano il blocco delle forniture di cemento a causa del mancato pagamento del pizzo da parte delle ditte produttrici di calcestruzzo. Ma tra le accuse dell’antimafia figurano anche quelle relative a un omicidio e a un tentato omicidio. Grazie a questa indagine sono stati inoltre individuati i responsabili di tre grandi piazze di spaccio e i loro complici, tra i quali c’è un parente di un consigliere comunale. 

L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Napoli e concretizzata dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna e della stazione di Acerra, è partita da una serie di episodi. Primo fra tutti l’arresto e la conseguente condanna a 12 anni del killer pentito Gaetano Castaldo, l’assassino di Ignazio Adalberto Caruso, ucciso a 57 anni con un colpo alla nuca mentre se ne stava seduto su una panchina della centralissima e trafficata piazza San Pietro.

Era la sera del 19 settembre del 2015. Dalle dichiarazioni di Castaldo sono scaturite le ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico del boss Vincenzo Di Buono, 67 anni, capoclan dei “Marcianisielli”, e di Sabatino Cannavacciuolo, un pregiudicato di 46 anni con problemi di tossicodipendenza. Il primo è accusato di essere il mandante dell’omicidio Caruso mentre il secondo di essere il complice di Castaldo nell’esecuzione del delitto avvenuto la sera di San Gennaro di sei anni fa.

Caruso era cognato di Cuono Lombardi, figura ritenuta di spicco ad Acerra. Pure Lombardi è finito in carcere. Nel suo caso l’accusa principale punta su un’estorsione ai danni di un’azienda di Casalnuovo che produce calcestruzzo. Sempre stando all’inchiesta, Lombardi, insieme con due complici, Antonio Martino, 49 anni, attualmente latitante, e Michele Di Lauro, 51 anni, a causa del mancato pagamento del pizzo avrebbe imposto all’azienda di Casalnuovo finita nel mirino il blocco della fornitura di calcestruzzo al cantiere del polo didattico di Acerra, la “città della scuola” ubicata nel rione Spiniello allora in costruzione, un enorme campus ultra moderno realizzato dal Comune con i fondi dell’Unione Europea ed inaugurato nell’aprile del 2017. Ora è l’hub vaccinale della città. Ma sono almeno una dozzina le estorsioni accertate dai carabinieri e che coinvolgono entrambi i gruppi colpiti dall’ordinanza di custodia cautelare. Tra le aziende terminate nella morsa dei signori del pizzo figurano uno stabilimento che si occupa di siderurgia e bonifiche ambientali e un grande distributore di carburanti. 

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La retata ha fatto inoltre emergere la vicenda del ferimento a colpi d’arma da fuoco, avvenuto il 13 aprile del 2016, di un trafficante di droga, Umberto Foresta, 26 anni, finito agli arresti insieme con Gaetano Soriano, 40 anni, Emilio Piscopo e Rosario Esposito Soriano per la gestione della storica piazza di spaccio di piazza dei Martiri, zona centrale della città, nei pressi di alcune delle più grandi scuole primarie del territorio. Stando all’indagine dei carabinieri Foresta, a causa di un contrasto sulla gestione dello spaccio, scrisse un post su Facebook che offese i “Marcianisielli”. Immediata quindi la spedizione “punitiva” decisa in risposta all’oltraggio social. Secondo l’accusa il giovane fu raggiunto da alcuni colpi di pistola sparati da Pasquale Di Buono, figlio del boss Vincenzo, e da Vincenzo Borrelli, entrambi arrestati. Non è finita. I militari dell’Arma hanno pure individuato i componenti di altre due piazze di spaccio. La piazza per lo smercio della cocaina all’Ice-Snei, il rione popolare ubicato sulla porta ovest della città, era gestita da Giancarlo Avventurato, 34 anni, Armando Iorio, 33 anni, dalla moglie di Iorio, Anna Tarantino, 31 anni, dal fratello della Tarantino, Giovanni Tarantino, 41 anni, e da Giovanni Basile e Giuseppe Avventurato. Della piazza di spaccio del parco Maya, il cosiddetto “parco dei napoletani”, dedita allo smercio di hashish e marijuana, si occupava invece un’intera famiglia: Vincenzo Mele, 32 anni, il padre, Ciro Mele, e la madre, Anna Pappagallo, 61 anni, tutti arrestati. 

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