«Ormai hanno riaperto le palestre, tra un po' riapriranno anche i cinema e i teatri. Solo in Tribunale non si lavora, solo nel palazzo di giustizia è tutto...
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E non è tutto. Stando alla nuova organizzazione, delle novità potrebbero arrivare anche per quanto riguarda le sezioni di giudice di pace civile. In questo caso, alcuni magistrati si sono detti favorevoli all'uso del sistema «teams», per una trattazione da remoto, che consentirebbe di affrontare un numero più alto di processi ad impatto zero, rimettendo in moto un pezzo di economia cittadina.
Una svolta che ora attende la ratifica dei vertici del distretto di Corte di Appello di Napoli, anche alla luce di un possibile ritocco del numero di processi di secondo grado che potrebbero essere trattati fino a fine luglio. Come è noto, secondo quanto disposto nella cosiddetta fase due, sono in calendario soprattutto i processi con detenuti, mentre il grosso dei fascicoli (che riguardano imputati a piede libero) sono stati rinviati a dopo la parentesi di agosto. Una soluzione che ha di fatto svuotato il Palazzo di giustizia, che nell'ultimo mese ha fatto registrare numeri record, ovviamente al ribasso. Poche centinaia di accessi al giorno, a fronte dei settemila ingressi censiti a pieno regime, poche udienze celebrate (sempre con detenuti), un'attesa che si fa sempre più avvelenata. Venerdì scorso è saltato un flash mob organizzato dagli avvocati, grazie a una moral suasion partita dai piani alti del Palazzo di giustizia, poi è arrivata la possibile svolta con il documento che dovrebbe rimettere in movimento la giustizia partenopea.
Un tema sul quale si è mossa anche l'Anm distrettuale, grazie a un confronto di qualche giorno fa con la camera penale guidata da Ermanno Carnevale (presenti anche il segretario Gaetano Balice e il consigliere anziano Mario Fortunato). Spiega il giudice Marcello De Chiara, segretario dell'Anm distrettuale guidata dal presidente Marcello Amura: «Abbiamo promosso un confronto con i penalisti che riteniamo proficuo. Abbiamo raggiunto una convergenza con gli avvocati, in merito alla necessità di chiedere un incremento dei processi da trattare, a condizione che siano adottate tutte le misure di contenimento del contagio del coronavirus. La salute non è un bene negoziabile, ma l'evoluzione della situazione epidemiologica ci consente di contemperare questa esigenza, dando la stura ad un graduale incremento dei processi da trattare».
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Altro tema delicato riguarda invece il funzionamento delle cancellerie, su cui c'è un'attenzione da parte dei vertici nazionali di Unioncamere. Non solo a Napoli, dunque, ma in tutta Italia si leva la stessa richiesta: di portare in ufficio tutti i dipendenti amministrativi e tutto il personale a disposizione, per fornire risposte tempestive alle richieste degli utenti. È uno dei punti oscuri del lockdown, quello legato al funzionamento delle cancellerie. Non tutti gli impiegati hanno infatti avuto accesso, da remoto, ai fascicoli, pur lavorando in regime di smart working. Condizioni che vanno avanti anche nel periodo della cosiddetta fase due, in un mondo che cerca faticosamente di riprendere il ritmo precedente all'avvento di Covid 19. Ora si attendono gli esiti del dossier di Unioncamere, per comprendere in cosa è consistito il lavoro da casa di migliaia di impiegati, formalmente operativi da remoto, ma non sempre capaci (o disponibili) di fornire risposte efficienti a chi fissa il vuoto nel deserto di piazza Cenni. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino